giovedì 29 ottobre 2020

Review Party: Ti sento - Valentina Torchia


Buonasera lettori accaniti!
Oggi arriviamo di sera, ma spero non ci abbandonerete e che leggiate questa recensione! Ho avuto modo di leggere Ti sento di Valentina Torchia. Uscito il 13 Ottobre 2020, questo romanzo racconta due malattie diverse: chi sente troppo e chi, invece, non sente. Questo libro mi è piaciuto davvero tanto e vorrei davvero parlarvene e convincervi ad acquistarlo e a leggerlo!

Titolo:
Ti sento 
Autore: Valentina Torchia
Genere: Young Adult - Narrativa contemporanea
Editore: DeA
Serie: Autoconclusivo
Pagine: 201 pp
Prezzo: 6,99 € edizione digitale - 14,90 € edizione cartacea
Data di pubblicazione: 13 Ottobre 2020
Tutti adorano Edoardo Marconi, il bello della scuola: mascella squadrata, occhi intensi, posa perfino come modello. Lo adora Susanna, la sua ragazza, prima che lui la lasci malamente. Lo adora Vincy, il suo migliore amico, che lo considera quasi un supereroe. E così il resto della scuola. Perché Edoardo non solo è affascinante, ma ha anche qualcosa di unico, che suscita ammirazione negli altri: non è capace di provare dolore. Un superpotere che gli permette di girare a petto nudo in inverno e di non farsi fermare da nessun incidente. Ma questo superpotere in realtà è una malattia. E anche una maledizione, secondo Aurora. Per lei Edoardo non è capace di provare niente. Non le sensazioni, non le emozioni o i sentimenti. E invece Aurora sente così tanto. Sente il divorzio dei genitori; il peso del fallimento del padre; l’amarezza del suo stesso fallimento, quando perde per un soffio il posto da primo violino alla scuola di musica. Perfino la tristezza di Susanna, lasciata da Edoardo. Aurora sente tutto, e tutto si trasforma in una rabbia che alla fine trabocca, con un pugno sul naso del ragazzo. È allora che tutto cambia. Perché, per la prima volta in diciassette anni, Edoardo quel pugno lo sente. Per la prima volta nella sua vita, Edoardo sente qualcosa.


Copia omaggio fornita gentilmente da DeA

recensione

Aurora Volterra mi ha appena dato un pugno in faccia.
E io l’ ho sentito.
Non so, onestamente, da dove iniziare questo romanzo. Ammetto che per me è difficile parlarne, soprattutto per via della fine. Ti sento non è una storia semplice da leggere e questo per via della storia in sé. Valentina Torchia ha scritto un romanzo bello e intenso, basato su due personaggi di finzione, ma su due malattie reali, tangibili. Quando ho iniziato a leggere, il primo pensiero è stato quello che la malattia di Edoardo non fosse così terribile "che figo non sentire niente" poi, mentre la lettura progrediva e io mi informavo, ho capito che non è poi tutto così figo come sembra. Anzi, tutto il contrario. L'acronimo della malattia è CIPA ( insensibilità congenita al dolore con anidrosi ) e chi ne soffre non sente niente, perciò anche quando si fa male seriamente o sta male, non lo comprende. Sono gli altri che dovrebbero accorgersene ( perciò ho subito capito la preoccupazione estrema del padre di Edoardo ). Come avrete capito, uno dei nostri protagonisti è Edoardo ed è colui che è malato di CIPA. L'altra protagonista è Aurora. Al contrario di Edo, questa ragazza sente troppo, anche il dolore degli altri. Compagni di classe e all'ultimo anno di liceo, affrontano non solo le cose quotidiane, ma anche qualcosa di più grande di loro.

Non vi nego che ho pianto, soprattutto verso la fine di questo romanzo. Se vi aspettate qualcosa di bello e sdolcinato, non è certamente il libro che fa per voi. Per quanto si tratti di un romanzo delicato, soprattutto per i temi trattati, credo sia giusto avvisarvi che non è  una lettura facile. Non è una lettura che va presa alla leggera. Voglio dire, io credo che possa essere definita una lettura importante, una di quelle letture che ti segna e che ti fa pensare. Il mondo è diverso da quanto ci aspettiamo e anche quando sembra avere delle soluzioni semplici proprio lì, pronte ad aiutarci... La verità è diversa. Diversa da tutto. Immaginate non sentire. Immaginate quando non sapete cosa sia il dolore. Immaginate come gli altri non possano comprendere. Invece, pensate il contrario. Pensate quando ne sentite troppo di dolore. Pensate quando sentite tutto, fin troppo. Quando sentite il dolore sordo e cieco. Quando tutto è troppo. Mi sono sentita così in sintonia con Aurora. Quando sentite di essere dei falliti. Quando sentite... di non fare mai nulla di giusto. Quel tipo di dolore, quel grido di dolore muto che distrugge tutto.

La me stessa nello specchio ricambia il mio sguardo. Mi sembra di stare sull’orlo di un precipizio perché, anche se la mostra non è mia, in qualche modo sono io la protagonista.


Il mio cuore ha fatto crack. Ho sentito sentimenti contrastanti inseguirsi. Quando ho visto l'evolversi della storia ho pensato ci fossero delle possibilità. Ho pensato a tante possibilità, se devo essere sincera. Perciò, a costo di essere ripetitiva, il mio cuore si è spezzato in tanti piccoli pezzi. Non pensavo fosse possibile, ma il dolore che ho provato è quello che nessuno ha provato prima in quel libro. L'ho sentito tutto. Il dolore che Edoardo non sentiva. Il dolore di Aurora mi ha travolta. Mi ha colpita in pieno. Avrei voluto rannicchiarmi a letto, avrei voluto chiudere gli occhi e piangere, solo quello. Essere lasciati da soli, anche se non intenzionalmente non è bello. Questo libro deve essere letto soprattutto per questo. Per capire che sebbene siamo differenti, tutti abbiamo bisogno di qualcuno.

Anche Aurora Volterra mi bacia e il mio corpo diventa una fiamma, le mie mani si muovono su di lei. I capelli, le spalle, le braccia. La stringo forte, ma all’improvviso lei si ritrae. Il bacio finisce, la musica si spegne. Non sento più niente, non vedo più niente, tranne la puzza di piscio che viene dal bagno degli uomini e Susanna.


Un dolore assordante. Un dolore che non auguro a nessuno, anche a chi non sente e vorrebbe sentire. Certi dolori non dovrebbero esistere. Un romanzo da leggere tutto d'un fiato, con uno stile che incanta e che ti rapisce cervello, cuore e anima. Valentina Torchia ha creato una storia certamente devastante, ma sincera. A me non resta che salutarvi e augurarvi buona lettura. 

A presto, 









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