mercoledì 3 ottobre 2018

Recensione: Isola di neve - Valentina D'Urbano




Titolo: Isola di neve
Autore: Valentina D'Urbano
Genere: Contemporary Romance
Editore: Longanesi
Pagine: 500
Prezzo: 9,99 (ebook)
          19,90 (cartaceo)
Data di pubblicazione: 13 Settembre 2018


Un’isola che sa proteggere. Ma anche ferire.
Un amore indimenticabile sepolto dal tempo.

2004. A ventotto anni, Manuel si sente già al capolinea: un errore imperdonabile ha distrutto la sua vita e ricominciare sembra impossibile. 
L’unico suo rifugio è Novembre, l’isola dove abitavano i suoi nonni. Sperduta nel mar Tirreno insieme alla sua gemella, Santa Brigidal’isoletta del vecchio carcere abbandonato –, Novembre sembra il posto perfetto per stare da solo. Ma i suoi piani vengono sconvolti da Edith, una giovane tedesca stravagante, giunta sull’isola per risolvere un mistero vecchio di cinquant’anni: la storia di Andreas von Berger – violinista dal talento straordinario e ultimo detenuto del carcere di Santa Brigida – e della donna che, secondo Edith, ha nascosto il suo inestimabile violino. L’unico indizio che Edith e Manuel hanno è il nome di quella donna: Tempesta.

1952. A soli diciassette anni, Neve sa già cosa le riserva il futuro: una vita aspra e miserabile sull’isola di Novembre. Figlia di un padre violento e nullafacente, Neve è l’unica in grado di provvedere alla sua famiglia. Tutto cambia quando, un giorno, nel carcere di Santa Brigida viene trasferito uno straniero. La sua cella si affaccia su una piccola spiaggia bianca e isolata su cui è proibito attraccare. È proprio lì che sbarca Neve, spinta da una curiosità divorante. Andreas è il contrario di come lo ha immaginato. È bellissimo, colto e gentile come nessun uomo dell’isola sarà mai, e conosce il mondo al di là del mare, quel mondo dove Neve non è mai stata. Separati dalle sbarre della cella, i due iniziano a conoscersi, ma fanno un patto: Neve non gli dirà mai il suo vero nome. Sarà lui a sceglierne uno per lei. 

Sullo sfondo suggestivo e feroce di un’isola tanto bella quanto selvaggia, una storia indimenticabile. Con la travolgente forza espressiva che da sempre le è propria, Valentina D’Urbano intreccia passato e presente in un romanzo che esalta il valore e la potenza emotiva dei ricordi, e invita a scoprire che, per essere davvero se stessi, occorre vivere il dolore e l’amore come due facce di una stessa medaglia.


recensione

Valentina D’Urbano è un’autrice che non ha decisamente bisogno di presentazione e con i suoi romanzi, negli scorsi anni, ci ha decisamente dato il pieno di emozioni.
Credevo che la D’Urbano avesse già toccato il massimo con “Il rumore dei tuoi passi”, che si fosse ulteriormente confermata con “Alfredo” e “Non aspettare la notte”; credevo che non si sarebbe potuta superare più di così. Lo ritenevo davvero umanamente non possibile.
Ma ecco che “Isola di neve” arriva tra le mie mani e, attirata dalla trama, inizio inconsapevole questo viaggio tra le vite di Manuel, Edith, Neve e Andreas.
Siamo nel 2008, Manuel ha ventotto anni e porta già sulle spalle il peso del mondo. Un unico errore che potrebbe distruggere tutta la sua vita e ormai crede di aver perso la sua occasione di ricominciare.
È per questo motivo che decide di lasciare tutto, la città, gli amici, quel lavoro che ormai non lo vuole più, per rintanarsi a Novembre, l’isola dove vivevano i suoi nonni e che è sperduta nel mar Tirreno insieme alla sua gemella Santa Brigida, l’isola del carcere abbandonato e gran protagonista di questa storia.
Mi chiedo sempre dove sei. Mi chiedo sempre se da qualche parte ci sei ancora.
Se qualcuno, prima o poi, si ricorderà di noi e verrà a cercarci.

Manuel spera di trovare in Novembre la solitudine di cui ha bisogno, ma non ha fatto i conti con la presenza di Edith, una turista tedesca che è giunta sull’isola per risolvere un mistero e che lo coinvolge nella sua ricerca: scoprire la verità su Andreas von Berger e il suo violino perduto.
Andreas è stato, infatti, l’ultimo detenuto al carcere di Santa Brigida, arrivato poco prima della sua chiusura. Ci è entrato in possesso dei suoi averi e del suo inestimabile Guarneri del Gesù, ma una volta tornato a Desdra non aveva più nulla. Cosa è successo realmente?
Questa è la domanda alla quale Edith cerca di dare una risposta e ha un solo indizio a sua disposizione, un nome: Tempesta.
Guardò Andreas, che a sua volta la osservava in attesa, e di nuovo la carta che aspettava una risposta.
Poi, velocemente, scrisse «Tempesta».
«Come La tempesta di mare
«Sì.»
«E perché?»
«Perché è facile, così te lo ricordi.»
«Credo che il tuo nome non lo dimenticherò comunque per un bel pezzo, Tempesta.»

Nel 1952, a soli diciassette anni, Neve sa già come sarà la sua vita: triste e piatta, vissuta sempre sull’isola di Novembre. Ultima di sette sorelle, Neve è l’unica in grado di provvedere alla sua famiglia, a causa della dipendenza dell’alcool del padre che, il più delle volte, lo costringe a letto e lo rende terribilmente violento nei suoi confronti.
La monotonia della sua vita viene spezzata nel momento in cui arriva a Santa Brigida Andreas Von Berger, il nuovo detenuto tedesco di cui tutti parlano. Neve è curiosa di lui e, contravvenendo alle regole, sbarca ogni giorno sull’isoletta di Santa Brigida e tra lei e Andreas nasce così un’amicizia destinata a diventare qualcosa di più. Ma tra i due nasce un patto: Neve non gli farà sapere il suo vero nome e lui la conoscerà con un nome scelto proprio da Andreas.
Sono qui.
Neve lo pensò così forte che per un momento quasi si convinse di poter scagliare quel pensiero come una pietra, sfondare il soffitto e le pareti, farlo arrivare fino a lui.
Sono qui, non mi vedi, non sai che ci sono, ma stai suonando per me.
Io lo sento che suoni per me.

Non so da dove cominciare per parlare di questo libro, non so che parole utilizzare per far capire che effetto ha avuto su di me “Isola di neve”. Valentina D’Urbano con questo romanzo mi ha proprio demolita. Demolita!
Ho iniziato a leggere avendo in testa un’idea e si è rivelato essere tutt’altro. E più andavo avanti nella lettura, più avevo bisogno di sapere, di leggere di Andreas e Neve, della loro incredibile e terribile storia.
Il modo in cui Valentina è riuscita ad intrecciare presente e passato è stato un lavoro magistrale e, sebbene ad un certo punto io avessi già intuito praticamente tutto, questo non ha minimamente intaccato la lettura, anzi, ha amplificato le emozioni che ho provato. L’alternanza delle due storie infatti, mi faceva venire voglia di saperne sempre di più e questo non mi ha mai annoiata.
I personaggi sono caratterizzati alla perfezione, a partire dai quattro protagonisti fino ad arrivare a quelli secondari, come Libero, la sorella di Neve, Laura e tutti quelli che non sto qui a nominare ma che dovrete scoprire leggendolo.
«Vuoi che te lo giuri? E allora te lo giuro su quello che vuoi, come vuoi tu, come dici tu.» e ogni volta che apriva bocca per parlare, la baciava in volto. «Ma dentro di te, lo sai. Lo sai che da me non devi temere niente. Lo sai perché continui a tornare. E io continuo ad aspettarti.»

Alla fine del libro mi sono ritrovata col cuore spezzato, se me lo fossi cavato dal petto probabilmente sarebbe stato a pezzettini, sanguinante, troppo malconcio per ritornare com’era. E ancora adesso, a distanza di una settimana, penso ancora a Neve, ad Andreas, a Manuel ed Edith, e come il destino possa giocare con la vita della gente, come le cose più inaspettate possano essere dietro l’angolo ad attenderci e in un secondo cambiarci la vita. Come una semplice azione possa avere conseguenze anche per chi verrà dopo di noi…
Provo una grande nostalgia, lo ammetto. Mi mancano i personaggi, avrei voluto che il libro non finisse mai, che il momento di dire addio ai protagonisti non arrivasse mai perché, per quanto tu possa convincere te stesso, lasciare andare Manuel, Edith, Neve e Andreas è una cosa difficilissima.
Se non si fosse ancora capito dalle mie parole, dovete correre a leggere questo romanzo, perché “Isola di neve” non è un libro come tutti gli altri, è un capolavoro, è perfezione, è tutto ciò che da lettrice ho sempre voluto leggere. Noi ci vediamo alla prossima recensione! La vostra,
 



«Resta viva» mormorò. «Qualunque cosa succeda, sopravvivi. Resta viva.»


VOTO:

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