lunedì 10 dicembre 2018

Review Party + Blogtour: Rodion - Beatrice Simonetti






Titolo: Rodion 
Autore: Beatrice Simonetti
Genere: Ucronico
Editore: Delrai Edizioni
Prezzo: 3,99 (ebook)
            16,50 (cartaceo)
Data di pubblicazione: 05 Dicembre 2018


Tula, 4 settembre 1946. Rodion è un bambino di nazionalità russa che sopravvive a stento nella dura realtà dei campi di isterilimento nazista. La Germania ha vinto la Seconda Guerra Mondiale e, insieme ai suoi alleati, ha creato un regime fanatico e totalitario in tutto il mondo. Tredici anni dopo,Edmund è l'altra faccia della medaglia: un giovane tedesco vittima della folle propaganda nazista che cela oscuri retroscena, mascherandoli con nobili ideali, ai quali il ragazzo crede con assoluta fedeltà.
Il desiderio di difendere la patria si concretizza presto in una chiamata alle armi e lì la lotta di Edmund Heyder si tramuta gradualmente in un percorso di dubbi e incertezze sulla validità di un pensiero che uccide l’umanità. Famiglia, amicizia, rispetto di sé e del prossimo, patriottismo, dignità, orgoglio e amore gravitano attorno a lui e alla verità che un sovietico rimane pur sempre un essere umano.

Un romanzo senza alternative, né sconti, dove la crudeltà dell’uomo arriva a uccidere persino se stessa, in un crescendo di azioni e rivoluzioni. Non c’è vincitore dove c’è guerra e non c’è anima se a schiacciarla è l’idea che un uomo valga più di un altro, in ogni caso. 


Copia omaggio fornita gentilmente da Delrai Edizioni

recensione

Da brava studentessa di Archeologia quale sono ho sempre amato tutto ciò che facesse parte della storia, perciò quando è stata data l’occasione di leggere un libro come “Rodion” non ho potuto dire di no.
Fate attenzione, però. Rodion non è un libro per i deboli di cuore.
Rodion è pura violenza, dura e cruda. È un libro che ti sbatte in faccia la realtà in tutte le sue sfumature più cupe, esplora i limiti della violenza umana e tutto ciò che di più sbagliato c’è al mondo. Chi di voi si è mai chiesto cosa sarebbe successo se la Germania avesse vinto la Seconda Guerra Mondiale? Beh, a dircelo è proprio Beatrice Simonetti e lo fa in modo diretto, senza mandarcela a raccontare.
I suoi nazisti sono crudeli, portano avanti i loro ideali con fierezza e non gli importa nulla di uccidere un “essere inferiore” perché quella, per loro, è una missione di vita. Di sicuro i nazisti di Beatrice Simonetti si avvicinano moltissimo alla realtà che deve essere esistita durante la guerra mondiale.
A raccontarci l’altra faccia della medaglia è Rodion Petrov, un semplice  bambino che all’età di cinque anni è costretto a vedere i propri genitori morire per mano dei nazisti e, in seguito ad una fuga, finisce nelle mani di una donna che se ne prenderà cura. La sua figura si sdoppia quindi in quella di Edmund, il ragazzino che impariamo a conoscere e ad amare per le sue ideologie un po’ più morbide, nonostante la sua crescita in un ambiente nazista.
Voleva proteggere la patria da coloro che cercavano di attaccarla e sovvertirne la stabilità; voleva essere come gli eroi pronti a cadere sul campo di battaglia, disposti a dare la loro vita pur di salvarne molte altre. Voleva essere forte, anche se per il resto del mondo non era altro che un piccolo e debole operaio di città.


Nonostante tutto, però, il sogno di Edmund è quello di diventare un soldato e servire la sua patria. Sarà proprio qui che Edmund si renderà conto fino a che punto la malvagità dei nazisti può arrivare, fino a dove una persona è disposta ad arrivare fino a perdere del tutto la propria umanità.
È proprio allora che Edmund capisce che deve fare una scelta, che tutto è sempre stato una scelta: seguire gli ideali che conosce da tutta una vita, o seguire quello che dentro di lui sembra davvero giusto.
Non vi dirò ovviamente quale filone seguirà Edmund perché sarebbe uno spoiler nei vostri confronti, ma posso assicurarvi che la figura di Edmund e Rodion è quella che, ovviamente, ho preferito e di cui ho letto molto volentieri. Assistere al male dei nazisti attraverso i suoi occhi, attraverso i suoi pensieri che sempre di più diventavano insofferenti verso tutta questa crudeltà ha reso la lettura decisamente viva e presente, tanto da farmi commuovere in più punti.
Un essere umano è un essere umano. Non poteva voltare le spalle a questo: tutto, ma non questo.
Rimani sempre te stesso, non perdere la via di casa.

È stato difficile per me leggere questo libro, sia dato il periodo che sto vivendo, sia per altri fattori che non sto qui a raccontarvi, ma nessuno può mettere in dubbio che “Rodion” sia un capolavoro.
Forse l’unica cosa che mi ha lasciata un po’ l’amaro in bocca è stato il finale, ma onestamente dopo tutto quello che è successo, dopo tutto quello che sono stati costretti a vivere e dopo tutte le rivelazioni agli occhi dei vari personaggi forse non c’era finale migliore. Perché nella guerra, alla fine, non ci sono né vincitori né vinti.
Per tirare un po’ le fila del discorso, ovviamente vi consiglio la lettura di “Rodion”, restando pur sempre consapevoli che si tratta di un libro davvero duro e quindi è da leggere in un momento di tranquillità. Non vedo l’ora di poter leggere altro di Beatrice Simonetti che, dopo questo esordio, mi ha decisamente catturata! Noi ci vediamo alla prossima recensione.
La vostra,
 


Ogni giorno che passava, ogni istante che sarebbe trascorso, la speranza, la forza e il coraggio di lei non lo avrebbero abbandonato mai realmente, dissolvendo qualsiasi tormento, ogni umiliazione.


VOTO:


tre segreti sulla storia

  1. Il nome del protagonista è parlante. Rodion è la forma russa del nome greco Herodion, e ha il significato di Eroe, ma deriva anche dal termine russo Rodina, ovvero patria. Questo è davvero curioso, se consideriamo che proprio lui una patria non ce l’ha. Edmund è un uomo senza origini, a metà tra due realtà contrapposte. Appartiene solo a se stesso, è la singolarità, ma sembra ricercare sempre un appiglio, una stabilità interiore che possa definire la sua appartenenza a qualcosa. Nonostante ciò la scelta del nome del protagonista è un tributo al Rodion Raskol’nikov di Delitto e Castigo di Dostoevskij, romanzo a cui sono legata sin dall’adolescenza. I due Rodion sono molto diversi, eppure portano avanti la medesima battaglia per nascondere e soffocare l’uno il suo crimine e l’altro il suo passato.
  2. Sempre per la figura di Edmund mi sono ispirata in parte alla figura di Evgenij de il Cavaliere di Bronzo di Puškin, in cui il piccolo uomo protagonista, dopo un grave shock, sostituisce la dimensione reale con una surreale, in una sorta di folle amnesia.
  3. I capitoli dedicati al passato di Meinrad Werner inizialmente facevano parte di una storia separata, non erano uniti a quella di Rodion. Ho preferito unire le due storie per dare maggiore spessore all’antagonista della storia, per me così umano (o disumano) da essere importante quasi quanto il protagonista.
l'autore

Beatrice Simonetti è nata a Loreto il 3 luglio 1994 e attualmente vive a Castelfidardo, nelle Marche. A prescindere dai suoi studi che l’hanno portata ad approfondire la passione per le culture e per le lingue occidentali e orientali, soprattutto russo e tedesco, ha sempre avuto un grande amore per la lettura, grazie alla sua famiglia. Le lettere l’hanno affascinata fin da bambina, per questo ha poi deciso di mettere su carta le sue storie, dando vita a nuove realtà con cui spera di coinvolgere chi come lei non può fare a meno dell’immaginazione. Rodion è il suo romanzo d’esordio e il primo per la Delrai Edizioni.
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Alla prossima XOXO

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