giovedì 16 luglio 2020

Review Tour: Scatti fuori fuoco - Stefania Da Forno




Buongiorno lettori accaniti! 
Oggi ci dedichiamo all'ultima tappa del Review tour di un bellissimo romanzo! Sto parlando di Scatti fuori fuoco di Stefania Da Forno. Un libro particolare che tratta temi delicati come l'abbandono, il senso di inadeguatezza ed il dolore. Il romanzo è stato pubblicato dalla Delrai Edizioni, che ringrazio per questa opportunità!


Titolo: Scatti fuori fuoco
Autore: Stefania Da Forno
Genere: Contemporary Romance 
Editore: Delrai Edizioni
Serie: autoconclusivo
Pagine: 200
Prezzo: 2,99€ 
Data di pubblicazione: 25 Giugno 2020


La sua voce aveva un non so che di ruvido che la rendeva imperfetta. Forse era colpa del freddo, o delle troppe sigarette che si fumava; sembrava una leggera carezza con un foglio di carta abrasiva: un piacevole fastidio.

Harper è una ragazza di ventisei anni, organizzatrice di eventi.
Nella vita non è mai stata fortunata in campo affettivo e per questo è diffidente verso il prossimo. Cinica e pratica, viene assunta per dedicarsi ai preparativi dell’inaugurazione di un hotel a Fairbanks, in Alaska.
Ian è il fotografo che si occuperà della pubblicità e della realizzazione delle brochure, ma non è un tipo socievole e sembra proprio che Harper non gli piaccia per niente.
Costretti a causa di forze maggiori, i due passeranno un bel po’ di tempo insieme, conoscendosi e confrontandosi, facendo innescare tra loro un cortocircuito di antipatia e forte attrazione.

In un luogo dove il passato, il presente e il futuro si incontrano, Scatti fuori fuoco racconta l’incrociarsi causale di vite e le loro conseguenze.



Copia omaggio fornita gentilmente da Delrai Edizioni 

recensione


Voglio subito dirvi che Scatti fuori fuoco di Stefania Da Forno è un romanzo particolare. Abbandono, dolore ed inadeguatezza sono le prime parole che mi vengono in mente se dovessi descrivere ad altri le sensazioni provate nel corso della lettura.
Aveva le dita ruvide e il respiro che mi baciava la pelle, dalla spalla al polso e tornava indietro. Un moto continuo e ipnotico. Non sapevo perché lo stesse facendo, ma agognavo che non finisse mai. Forse era colpa del torpore del sonno, o forse era semplicemente il fatto che nessuno mi aveva mai toccata così.
Ho riletto alcuni passaggi più volte per capire al meglio la complessità dei personaggi principali, Ian ed Harper, spigolosi e poco inclini a farsi comprendere alla prima lettura.

Due anime perdute, due solitudini che hanno fatto ben presto conto con la realtà circostante e che a loro volta hanno reagito in maniera differente alle situazioni: Harper ha chiuso il suo cuore congelando ogni forma di emozione e Ian ha portato al limite la sua rabbia, nutrendosene per anni.
“Volevo sapere se anche lui si sentiva morto dentro come lo ero io. Se era quello il motivo della sua irascibilità, come avrei potuto biasimarlo? Ognuno gestiva il proprio passato a proprio modo, chi con la rabbia, chi con l’indifferenza. Forse era più giusto il suo modo, o forse non esisteva una maniera corretta. C’erano un sacco di cose che non riuscivo a comprendere, ma sapevo bene che se lui avesse voluto dirmi qualcosa del suo passato, lo avrebbe fatto senza il bisogno di porgli domande. Io non avevo problemi a parlare della mia infanzia, perché la mia maschera di freddezza mi costringeva a fingere che fosse tutto acqua passata; era un piccolo smacco da pagare per sembrare più forte di quello che ero in realtà. Ma non tutti erano come me.”
La vulnerabilità travestita da arroganza di Harper la rendono un personaggio indigesto per buona parte del romanzo, ho faticato ad entrare in empatia con lei. Harper ha innalzato un muro enorme per proteggere se stessa dagli altri, ha costruito una "non vita", un "non rapporto" con il suo fidanzato e con sua madre e praticamente si limita a sopravvivere. Quando si apre con Ian scopriamo il suo cuore, ma è soprattutto attraverso Frank e i flashback relativi al suo passato che si svela davanti ai nostri occhi la sua vera natura! 
“Inspirai a fondo e trattenni il fiato, ascoltando il suo cuore battere contro il mio orecchio. Quello era il suono che più preferivo al mondo; i suoi battiti e lo scatto della macchina fotografica quando mi scattava foto di nascosto. Me ne accorgevo quasi sempre, ma fingevo di no. Volevo lasciargli quel piccolo momento tutto per sé, dove catturava scatto dopo scatto una parte di me. Ormai mi aveva tutta, dalla testa al cuore.”
La paura di essere abbandonata, il forte desiderio di essere amata e la necessità di colmare tutti i vuoti della sua esistenza ci regalano un'altra Harper: dolce, delicata e tanto fragile, il cui cuore verrà frantumato in mille pezzi ancora una volta. 
“Quella giornata sembrava non avere mai fine e a ogni cambio di vento seguiva un cambio di emozione. Ero satura, impregnata fino al midollo di ricordi nuovi e vecchi e la mia testa non riusciva a sostenere tutto. La mia vita era un banale susseguirsi di eventi, niente di stratosferico o ricco di adrenalina.”
Il romanzo è una storia delicata che oltre al tema dell'abbandono si focalizza sul coraggio di rischiare, sulla necessità di aprirsi anima e cuore e di rimettersi in gioco, anche se fa paura, anche se fa male.
La mia vita era costellata di abbandoni: prima mio padre, che se ne era andato quando ero piccola. Non me lo ricordavo per niente. Tabula rasa. Nemmeno un odore, un’ombra, un respiro. Niente. Solo un’etichetta e un nome proprio: papà Bruce. Di lui mi era rimasto solo il cognome, nient’altro.
La parte più autentica di questo personaggio si apre davanti agli occhi di un lettore più attento e sensibile, Harper è in ognuno di noi, in quella paura viscerale di non essere amati, compresi e capiti, in quella sensazione di non appartenere a nessun luogo poiché non si hanno radici ben radicate e allora ci si sente alberi in balia del vento. E la nostra piccola Harper è in balia di una tempesta feroce per buona parte della sua vita, il suo unico faro è Frank, la sua "costante", una presenza rassicurante e paterna, un uomo buono che decide di dedicarle amore e tempo.
«Innamorata non credo, ma è come se lui fosse la mia parte irrazionale. Quello che manca a me, ce l’ha lui...» Respirai a fondo. «Mi sento incompleta.» Era quella la verità. Quando lo avevo conosciuto e si era fatto spazio dentro di me, non avevo notato la differenza, ma da quando ero tornata, era tutta un’altra storia.
Altro discorso si deve fare per il protagonista maschile: Ian. All'inizio sappiamo solo che è un fotografo e che deve lavorare spalla a spalla con Harper che è arrivata da Seattle per organizzare l'inaugurazione dell'Hotel di Frank.          All'apparenza Ian è un uomo molto scorbutico, freddo, razionale e distaccato. L'autrice svela poco a poco l'identità di Ian, si comprendono man mano tutti i suoi atteggiamenti, le parole non dette, le verità taciute per procurare dolore. 
Dolore che alla fine procurerà a se stesso.
Perché Ian non ha affatto messo in conto di innamorarsi di Harper: lui deve odiarla, deve usarla e deve colpire dove fa più male!
Non avrei mai pensato di vederla in carne e ossa, e sarebbe successo di lì a qualche giorno… non ero pronto. Non volevo conoscerla. Frank me ne aveva parlato così tanto che ormai era come se la conoscessi, ma incrociare il suo sguardo era tutto un altro discorso.
Ma noi lettrice di romance sappiamo bene che in guerra ed in amore tutto è lecito e soprattutto che tutto quello che accade porta inevitabilmente in un'altra direzione! La passione prima e l'amore poi rendono Ian un uomo diverso. Il nostro avvenente fotografo scopre che sfogare tutta la sua rabbia su Harper non lo aiuta affatto, anzi è attratto da quella ragazzina che si era immaginato viziata e arrogante. Quando poi scopre che  non è altro che una donna ferita ma autentica è ormai troppo tardi. Non è possibile evitare il disastro, deve solo fare ammenda e sperare nel perdono.

Perdono è decisamente la parola chiave. Perdonare gli altri perché non sono all'altezza delle nostre aspettative, perdonare se stessi ed essere più indulgenti e perdonare chi ha donato troppo amore ma non è stato in grado di gestirlo!

“Non so quando tutto è cambiato» sibilò, costringendomi a chiudere gli occhi. Non volevo piangere, non volevo urlare. «Forse è sempre stato così… l’ossessione che diventa parte di te, anche se non lo vuoi. Questo sei per me: il dolore più grande che non potrò mai dimenticare, ma di cui non posso fare a meno. Tu, senza volerlo, mi hai reso quello che sono e immaginarmi senza di te… non ci riesco.”

Ho apprezzato lo stile fresco e semplice dell'autrice, la cura per i dettagli "visivi" legati ad una splendida ambientazione, l'Alaska. La cornice di una storia è spesso importante quanto la trama, ho amato i magici luoghi dell'Alaska: le montagne innevate, i panorami mozzafiato fatti di laghi ghiacciati e natura incontaminata e soprattutto la maestosità del'aurora boreale che toglie il fiato! Tutto ciò ha un fascino inspiegabile sulla me lettrice! Credo che la scelta del luogo perfetto in cui ambientare un romanzo determini al 50% la buona riuscita dello stesso, si crea una storia nella storia, le emozioni di chi legge vengono inevitabilmente amplificate e restano sulla pelle anche quando la lettura è terminata. In questo Stefania Da Forno è stata davvero brava.
“Non era stato un colpo di fulmine, né un’infatuazione. Era stata una valanga improvvisa che aveva travolto entrambi senza possibilità di scampo. Avevamo corso, cercando di evitarla, ma era stata più veloce e potente di noi. L’unica cosa che potevamo fare era lasciarci travolgere e imparare a conoscerci, scoprendo ogni giorno qualcosa di nuovo. Era una boccata d’aria fresca e, avendo oltrepassato un periodo non proprio felice, avrei detto che eravamo stati bravi.”
Non voglio svelarvi altri dettagli legati alla trama per non togliervi il piacere della lettura, quindi bando alle ciance e correte a leggere il libro!

Alla prossima,



Vivi, Harper, ogni giorno, ogni respiro, ogni viaggio. Non farti mancare nulla e assapora tutto quello che fa nascere sul tuo bel viso il sorriso più meraviglioso che io abbia mai visto.

VOTO:


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