venerdì 7 settembre 2018

Recensione: Pensa alla dolcezza - C. Beauvais

Disclaimer: Le citazioni presenti in questa recensione non sono state impaginate male, ma fanno parte di un romanzo il cui stile di scrittura verrà trattato ampiamente qui sotto. Se siete curiose di sapere il perchè leggete tutta la recensione o, ancor meglio, acquistate illibro. Non ve ne pentirete!




Titolo: Pensa alla dolcezza
Autore: Clémentine Beauvais
Genere: Contemporary Romance
Editore: Rizzoli
Pagine: 245
Prezzo: 9.99€ eBook
          18.00€ cartaceo (c. flessibile)
Data di pubblicazione: 26 Giugno 2018


Eccoli, Eugène e Tatiana, al loro secondo incontro. Il primo è avvenuto dieci anni prima, d'estate, quando lui aveva diciassette anni e lei quattordici. Per lei, ragazzina piena di ideali e ingenuità, quella era una passione improvvisa e prepotente; Eugène invece era il classico flàneur di buona famiglia, mai sconfitto, annoiato di tutto, incapace di sentire la vita. Ora, dieci anni dopo, i due si rivedono per caso a Parigi, è gennaio: lui è un consulente già stufo della propria routine, lei è sbocciata, è una giovane donna appassionata di arte che sta per terminare il dottorato. L'emozione riaffiora, di nuovo, nuova per entrambi. Ma, appena più dietro, ci sono i segni lasciati da quell'estate fondamentale e il ricordo di Lensky, amico di sempre, giovane poeta in erba che aveva condiviso con loro quel pezzo di adolescenza. Allora che farsene, adesso, del cuore che batte forte mentre la metro ferma alla Gare de Lyon?

recensione


Buongiorno Lettori!
Il romanzo di cui vi parlo oggi racconta la storia di Eugène e Tatiana. La loro però non è una storia normale, infatti si è interrotta molti anni addietro quasi prima di cominciare.
Andiamo con ordine: Tatiana ha quasi 15 anni e passa i pomeriggi estivi con sua sorella Olga e io suo ragazzo Lensky; diciamo che in realtà i due si appartano in camera e lei rimane quasi sempre da sola a leggere i suoi amati libri nel piccolo giardinetto di casa. Finché, un pomeriggio, dal cancello entra anche un ragazzo che lei non conosce e dal quale rimane subito colpita. Peccato che lui sia molto più grande di lei (tre anni, ma si sa che a quell’età sembrano un’infinità). Rimasti soli dopo il rituale abbandono di Olga e Lensky, Eugène e Tatiana iniziano a parlare e socializzare, ognuno incantato a modo suo dall’altro.



La ragazza vede Eugène con i sentimenti e gli occhi di una ragazzina che, dopo un solo pomeriggio trascorso insieme sulle vecchie sedie arrugginite del giardino, si sente già innamorata. Lo sogna di notte, fantastica su di lui tutto il giorno, lo idealizza e scopre nuovi lati di sé che mai avrebbe pensato di avere.
Eugène dal canto suo è in quel momento della vita, che tutti noi abbiamo passato (ammettetelo), in cui sembra già aver capito tutto del mondo e della sua cinica natura. Superiore a tutti, sempre annoiato ed imbronciato, guarda Tatiana con un po’ di condiscendenza per quei sentimenti infantili che sa che stanno nascendo in lei. 

Ben presto si accorge però che i pomeriggi in giardino rappresentano per lui un momento cardine della giornata, perché in quel pezzettino di terra, nella calura estiva e con Tatiana che gli racconta dei suoi libri e della mutazione delle farfalle, lui non si annoia.
No, due giorni sono meglio di niente,
due giorni possono essere molto,
spiegalo ad una farfalla, che due giorni sono niente.
Due giorni sono due volte la sua vita.
Peccato che tutto ciò è destinato a finire il giorno del quindicesimo compleanno di Tatiana. La ragazza infatti sarà costretta a fare un bel tuffo nella realtà e Eugène si accorgerà che ha ancora molto da imparare del mondo.
Però, proprio perché ci sarebbe stato ancora tanto da fare, da scoprire e da dire, esattamente 10 anni dopo, quasi per caso, ma forse no, i due si rincontrano nella metro… ma da qui in poi non vi svelerò più nulla se non che, in alcuni casi, se i fili conduttori di una storia vengono recisi troppo prematuramente allora essa farà in modo di ritornare, per trovare quella conclusione che gli è stata negata anni prima.
Poiché la loro storia non si era fermata al punto giusto,
al momento giusto,
            poiché avevano fatto torto ai loro sentimenti,
accadde per questo, credo,
che Eugène e Tatiana si incontrarono di nuovo, dieci anni dopo,
            sotto terra,
sulla linea 14 della metropolitana (quella viola, automatizzata),
un mattino d’inverno.
Erano le nove meno un quarto.
L’aggettivo migliore che posso pensare per definire questo romanzo è “inaspettato”. Lo stile in cui è scritto è particolare, ha una metrica tutta sua ed è impaginato in modo che la spaziatura tra le parole, la disposizione di esse nella pagina e il loro ritmo facciano parte del racconto e siano in realtà una delle più importanti. Un po’ come faceva Ungaretti nelle sue poesie (scusate il paragone azzardato, ma è necessario usare un autore conosciuto da tutti per poter rendere esplicito il concetto) anche in questo caso tutti questi elementi sono parte integrante del romanzo. 
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Inizialmente ero un po’ scettica perché uno scrittore deve essere piuttosto bravo per creare un’opera del genere, altrimenti il risultato finale non solo sarà deludente, ma anche parzialmente incomprensibile. Invece, fortunatamente, non è così e devo dire che questo stile particolare si fa apprezzare anche da chi, come me, non ama molto gli arzigogoli letterari, ma preferisce un racconto lineare, magari scritto bene e originale. 

La storia è molto carina ed è un continuo paragone tra i sentimenti forti e totalizzanti che si provano nell’adolescenza e quelli smussati dal tempo e dalla vita dell’età adulta. Mi ha fatto ripensare alle cotte estive, al modo incantato in cui guardavo la vita, ai problemi che avevo a quattordici anni, che sembravano grandissimi e impossibili da risolvere e che invece adesso fanno sorridere.
Insomma è un romanzo che ti cattura e ti riporta indietro nel tempo e l’ho letto con molto piacere e anche con un po’ di tenerezza, rivedendo nei protagonisti dei tratti miei, ma scommetto anche un po’ vostri.

all’improvviso, proprio in quei momenti in cui tutto potrebbe cambiare
vogliamo nasconderci per sopravvivere
per non essere mangiati
dagli uccelli,
vorremmo essere tappeto, parquet, alare,
invece del grande scandalo che potremmo incarnare.
Inoltre la storia in sé è appassionante, divertente e scanzonata. Mi sono chiesta tutto il tempo come sarebbe finita e devo dire che non sono rimasta delusa.

Consiglio questo libro? Assolutamente sì! E’ stato una graditissima sorpresa per me e anche per le persone a cui l’ho prestato che, scetticismo iniziale a parte, si sono appassionate tantissimo.
Anche se è un po’ caro, consiglio la lettura in cartaceo perché trovo che renda di più della versione eBook (ipotesi, visto che l’ho letto solo nel primo modo) ed indubbiamente è un romanzo molto particolare che nella libreria fa una gran bella figura. Se, come me, non comprate cartacei solo per leggerli ma anche per esporli questo non potete proprio farvelo scappare.






VOTO: 

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