lunedì 13 gennaio 2020

Recensione: Half of a Yellow Sun - Chimamanda Ngozi Adichie

In occasione dei 50 anni dalla fine della Guerra Civile in Nigeria, conosciuta come la Guerra del Biafra, vi proponiamo la lettura di un romanzo che la descrive e la rappresenta in tutta la sua violenza e crudezza. 
Perchè possiamo tutti ricordare sempre.


Titolo: Half of a Yellow Sun (Metà di un sole giallo)
Autore: Chimamanda Ngozi Adichie
Genere: Narrativa contemporanea
Editore italiano: Giulio Einaudi editore
Pagine: 456
Prezzo cartaceo: € 19,50 
Data di pubblicazione: 2006


Quando entra a servizio dal bizzarro professore di matematica Odenigbo, Ugwu è un ragazzino dei villaggi che non ha mai visto un lavandino. L’acqua, dove vive lui, scorre solo alla fontana pubblica, il cibo si prepara in cucine fumose e affollate e non si conserva in grosse scatole fredde dai ripiani colmi, le notizie passano di bocca in bocca anziché uscire da quel coso prezioso che Padrone chiama radiogrammofono. La geografia, là da lui, ha i confini minuscoli delle terre visitate, e la storia, quelli dei ricordi familiari.
Ma in quei primi anni Sessanta del Novecento, nella fetta di territorio igbo del sudest nigeriano che per breve tempo andrà sotto il nome di Biafra, già si agitano i fermenti secessionisti e di lì a poco la distanza pur siderale fra un salotto borghese di Nsukka e un umile villaggio del bush sarà spazzata via da uno dei conflitti più devastanti che l’Africa ricordi – la Guerra Civile Nigeriana – che, confondendo le demarcazioni sociali ed economiche, inciderà il confine fra la vita e la morte lungo nuove linee etniche. Non conteranno più i beni e i saperi di un tempo, conterà essere hausa e non igbo, avere fattezze che consentano di sfuggire alla persecuzione, trovare cibo a sufficienza per strappare i propri figli al kwashiorkor.
Odenigbo, già campione del rinnovamento, scoprirà allora di non saper reggere il peso del proprio zelo rivoluzionario; la fragilità di Olanna, la «bruna sirena» che lo ama dall’alveo protetto della sua bellezza e del suo inglese impeccabile, si tramuterà al contrario in una forza straordinaria di conservazione degli affetti; la stessa che dimostrerà la sua gemella Kainene, la beffarda, la sfuggente, ancora una volta tradita e delusa, ma capace di sciogliere il suo dolore in quello di un intero popolo, perché «ci sono cose talmente imperdonabili da rendere perdonabile tutto il resto»; e all’uomo che l’ama, Richard, giunto dall’Inghilterra per studiare l’arte di Igbo-Ukwu, il suo esempio servirà da monito e stimolo per interrogarsi sulle responsabilità del colonialismo bianco e sull’onda lunga delle sue conseguenze. Quanto a Ugwu, imparerà a conoscere le cose e, inevitabilmente, a desiderare di non averle mai conosciute. Pur nella frammentazione del punto di vista narrante con cui Adichie restituisce le sfaccettature della vicenda, è al ragazzino dei villaggi che si riconosce la prospettiva più autorevole. Sua è la prima parola, e sua sarà anche l’ultima.

Metà di un sole giallo è la storia di molte Afriche: quella sensuale della splendida Olanna, che rinuncia ai privilegi per amare il professore idealista Odenigbo, e quella concreta della sua gemella Kainene, che affronta il mondo con l’arma del sarcasmo; l’Africa superstiziosa di Mama e Amala e quella colta ed emancipata del circolo di Odenigbo, l’Africa naïf del giovane servitore Ugwu e quella archetipica inseguita dall’uomo di Kainene, Richard.
Tutti questi mondi, con il loro bagaglio di felicità e dolore, di generosità e crudeltà, di amore e gelosia, vengono travolti dalla piena della storia quando nel 1967 la proclamazione d’indipendenza dalla Nigeria della Repubblica del Biafra sfocia in una tragica guerra civile.




recensione

Buongiorno Lettori Accaniti e ben tornati sul blog!
So che in termini di novità e freschezza, proporre una recensione di un romanzo pubblicato quasi 15 anni fa non è proprio una mossa vincente, ma ho i miei motivi. Half of a Yellow Sun è un romanzo che mi ha coinvolto moltissimo emotivamente e che mi ha dato un sacco di spunti di riflessione, facendomi rivedere alcune delle mie opinioni sotto luce diversa e facendomi scoprire punti di vista che mai mi sarei immaginata di poter condividere. Immaginate la mia sorpresa quando, sbirciando online per sapere cosa avesse lasciato ad altre persone, mi sono accorta che le recensioni su questo libro sono, non solo limitatissime, ma anche totalmente diverse dall'opinione che ho io di questo romanzo. 
Quindi mi sono detta: perchè no?

Half of a Yellow Sun è l'intreccio di cinque storie principali, raccontate dal punto di vista dei tre personaggi protagonisti, Ugwu, Olanna e Richard.
Ugwu è un ragazzo proveniente da un piccolo villaggio rurale in Nigeria, dove cresciuto in povertà e abituato a condividere ogni momento della sua vita con i suoi numerosi fratelli, conduce una vita di lavoro ed "innocenza" nei confronti del mondo al di fuori dei confini del villaggio. 
Questo almeno finché sua zia non gli trova un impiego come "ragazzo di casa" (un moderno governante) a Nsukka, una piccola città borghese Nigeriana, nella casa di Odenigbo, un professore dell'Università. Odenigbo è un professore rivoluzionario ed indipendentista, che ospita incontri con gli intellettuali della città e si diletta a discutere di politica, storia e rivoluzione. Fin da subito il professore trova inaccettabile l'ignoranza di Ugwu e decide di introdurlo allo studio e alla lettura.

Olanna è la compagna di Odenigbo. Di una bellezza straordinaria e di un intelletto ed educazione sopraffini, la donna ha deciso di abbandonare la sua vita semplice e agiata per trasferirsi dal professore e insegnare all'Università. Olanna è una donna fragile, che si protegge dietro la sua maschera di cultura e il suo inglese perfetto per non svelare i dubbi e le paure che la tormentano ogni giorno. Tutto il contrario della gemella Kainene, da sempre insegna di libertà e anticonformismo.
Anticonformismo talmente spiccato da farle decidere di intrecciare una relazione con Richard, scrittore Inglese trasferitosi in Nigeria per studiare l'arte Igbo-Ukwu. Richard è un personaggio totalmente fuori posto in Nigeria, insicuro, abituato a consuetudini straniere diametralmente distanti dalla crudezza e impetuosità che si respirano nel Paese.
Nella primissima parte del romanzo impariamo a conoscere tutti questi personaggi e a capirne le dinamiche interne di funzionamento e pensiero.
Ci sono cose così imperdonabili, da renderne altre facilmente perdonabili.
Dinamiche che però vengono stravolte radicalmente dalla Guerra Civile in Nigeria, anche conosciuta come Guerra del Biafra, una delle pagine più tragiche e insanguinate della storia africana. Talmente atroce che in seguito alla decimazione di intere popolazioni a causa di fame e genocidi prese vita l'associazione Medici senza Frontiere, ancora operativa a quasi 50 anni dalla fondazione.
I protagonisti, appartenenti allo "Stato del Biafra" (che di fatto si era autoproclamato indipendente della Nigeria, causando lo scoppio del conflitto) vivranno sulla loro pelle le varie fasi del conflitto, dal Colpo di Stato iniziale alla fase di stallo che mieterà più vite della guerra stessa.
Citando Primo Levi, sono pochi gli uomini che sanno affrontare la morte con dignità, spesso non quelli che ti aspetteresti e in questo romanzo i ruoli e le personalità dei protagonisti vengono ribaltate completamente dalla crudeltà e cecità di una guerra che non guarda in faccia nessuno.
Mentre, come detto nella trama, Odenigbo si scopre essere incapace di sostenere il costo reale dell'insurrezione che lui stesso auspicava al suo popolo, d'altro canto altri personaggi si dimostreranno in grado di crescere e tirare fuori una forza e un senso di praticità e sopravvivenza inaspettati.

Di fronte alle vicende narrate nel romanzo è impossibile non rimanere coinvolti e catturati dai messaggi che possono essere tratti dal libro, che sono molteplici e tutti di natura diversa. 
Alcuni di essi hanno carattere personale, come l'avere il coraggio di sostenere le proprie posizioni, il cercare di studiare le situazioni da più punti di vita e non farsi accecare o affascinare dalle soluzioni immediate e semplicistiche, il ricercare sempre la complessità e il quadro generale. Il valorizzare gli affetti che abbiamo e il godere anche della ripetitività della nostra routine. 
Altri hanno applicazioni più generali, come il fatto che la guerra comporti la sconfitta sia dei vincitori che dei vinti, che l'inciviltà e la barbarie per quanto più facili e più allettanti, non siano mai una soluzione efficace ad un problema.
Ma soprattutto colpisce violento il lutto profondo e il costo in termini umanitari subito dal Paese e dalla sua popolazione, in un quadro generale mondiale di indecisione e, forse, disinteresse.
Il mondo rimase in silenzio, mentre noi morivamo
Insomma, sicuramente non stupiscono i numerosi premi attribuiti all'Adichie proprio grazie a questo romanzo.
Lo stile semplice e coinvolgente dell'autrice accompagna il lettore in un viaggio nel tempo, mentre la sua abilità narrativa e l'introduzione di diversi punti di vista di personaggi provenienti da vari contesti sociali aiuta a dare un'idea chiara e completa della tragedia avvenuta in quegli anni.
Questo libro andrebbe fatto leggere a tutti, andrebbe fatto leggere a scuola, consigliato in libreria e il film proiettato nei cinema a cadenza fissa.
E se forse ai più distratti, questo romanzo può sembrare lontano e di applicazione circoscritta ad un singolo evento storico, ai miei occhi risulta evidente e impossibile da ignorare il collegamento con il presente attuale.
E se il 27 Gennaio il mondo si ferma e ci impegniamo tutti a giurare "mai più", spesso non ci accorgiamo che quel "mai più" è proprio qui, è proprio ora, e sta succedendo ancora.
Spero di avervi dato da pensare, leggete il romanzo che merita davvero.
Alla prossima recensione,






VOTO:




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