mercoledì 3 aprile 2019

Recensione: Quello che mi manca per essere intera - Ilaria Scarioni

                                                     
Titolo: Quello che mi manca per essere intera
Autore: Ilaria Scarioni
Genere: Narrativa contemporanea
Editore: Mondadori
Pagine: 204
Prezzo: € 18,00 (cartaceo)
            € 8,99 (ebook)
Data di pubblicazione: 20 giugno 2017


Corpo incompiuto, difettoso, sbagliato. Bianca è questo: nata con una patologia congenita che le ha deformato le mani e i piedi, fino all'adolescenza ha trascorso molto tempo all'Istituto Gaslini di Genova, l'ospedale dei bambini, dove è stata sottoposta a innumerevoli interventi. I suoi ricordi d'infanzia hanno il colore del mare incorniciato dalle finestre della sala gessi e l'odore di cloroformio, collodio e patatine gommose. Adesso Bianca ha trent'anni e ha scelto di fare il medico, però il suo camice non è immacolato come quello dei dottori che l'hanno curata, è macchiato, stropicciato, non riflette il dolore come uno scudo ma lo assorbe. Le cicatrici che le ricamano la pelle le hanno marchiato l'anima, e anche l'amore appassionato di Cesare, che fa sentire Bianca viva come non mai, non le basta per non sentirsi diversa, diversa e sbagliata. Bianca ha bisogno di un senso, di dare un significato al suo corpo che non è come l'avrebbe desiderato, e per imparare ad abitarlo prova a tornare indietro nel tempo. Ripercorre i giorni in ospedale, quando si sentiva un burattino di legno fallato, racconta le storie dei piccoli pazienti come lei, e poi rievoca i volti e le voci degli uomini che negli anni successivi avrebbe amato. A guidarla nel viaggio ci sono i suoi fantasmi: quello di Giannina Gaslini, bambina per sempre, morta a undici anni per una peritonite non diagnosticata, e quello di suo padre Gerolamo, che costruì l'ospedale per non impazzire di dolore dopo la scomparsa della figlia. E sarà anche grazie a loro che Bianca riuscirà ad accettare se stessa e a sentirsi non più carne malfatta, ma carne viva, palpitante. Intera.


Copia omaggio fornita gentilmente da Mondadori

RECENSIONE


Il dolore degli altri, spesso, è così bello, ci fa stare bene, ci consola. Anche se non si può dire, le disgrazie altrui ci fanno sentire delle persone migliori, anche solo per il fatto di essere noi i salvati. I sopravvissuti.
Voglio iniziare questa recensione con il dirvi che non è stato affatto facile leggere questo libro né continuarne la lettura. Di conseguenza, non è facile dare un “giudizio”, farne una recensione.
Ho molti dubbi su questo romanzo e, adesso, spero di spiegarveli.



Bianca è affetta da una malattia congenita che le ha causato la deformità degli arti. La maggior parte della sua vita l’ha trascorsa all’interno di ospedali. E nonostante avesse affetto attorno a sé, questo non le ha affatto impedito di sentirsi diversa, non normale.
E, sostanzialmente, il romanzo ruota attorno a questo concetto: la normalità. Cosa è normale e cosa non è normale?
Io, personalmente, definirei normale tutto ciò che rientra nei canoni della società. Ed è per questo che Bianca non rientra nei canoni. E’ per questo che fa fatica a sentirsi normale, come tutti gli altri. E questa condizione le pesa a tal punto da diventare il perno di tutto. Così come è il centro di tutto il romanzo.

E’ evidente la sofferenza, il dolore di una condizione da cui non c’è via d’uscita e che è possibile solo accettare. La soluzione è accettarsi, accettare la condizione irreversibile e andare avanti.
Questo è il primo motivo per cui ho trovato difficoltoso questo romanzo. Il tema è molto pesante, complicato a tal punto che ci si sente soffocare. E' una continua ridondanza sul problema.
Il secondo punto che non mi permette di dare un giudizio del tutto positivo è lo stile e la scrittura. Non metto in dubbio che non sia scritto oggettivamente bene   ma lo stile, a parer mio, non si addice molto al tema.
Mi spiego meglio: un tema così importante, così gravoso dovrebbe essere narrato con uno stile scorrevole perché, appunto, è già abbastanza "corposo" l'argomento. Invece, la lettura è tutt’altro che scorrevole. Ci si blocca spesso, i periodi risultano troppo complessi e la ridondanza dell’argomento non aiuta la lettura. Questo tipo di scrittura per me costituisce un problema, uno scoglio specialmente in questo caso.

Ma, comunque, nonostante le problematiche che ho riscontrato nella lettura non posso dire che il romanzo in sé sia da scartare. In fondo, è una lunga riflessione sull'essere interi e, a prescindere, nessuno è intero: siamo tutti dei frammenti di qualcosa che potrebbe essere un intero. Insomma, nessuno è perfetto né la protagonista di questo romanzo né noi stessi. 
Perciò, da un lato vi consiglio di leggerlo per la storia in sé ma dall'altro vi avviso che potreste riscontrare notevoli difficoltà durante la lettura. E spesso questo porta un lettore/una lettrice ad abbandonare i libri. Se lo avete letto fatemi sapere che ne pensate!




Alla prossima,






VOTO:

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