mercoledì 4 dicembre 2019

Review Tour: L'ultima ragione dei re - Joe Abercrombie



Buongiorno lettori accaniti! Mettetevi comodi, iniziate a pranzare e leggete quest'ultima recensione. Siamo arrivati al capitolo finale della trilogia de la prima legge! Ecco a voi, infatti, L'ultima ragione dei Re. Troveremo un degno finale per i nostri protagonisti? Non vi resta che scoprirlo in questa recensione!


Titolo: L'ultima ragione dei re
Autore: Joe Abercrombie
Genere: Fantasy 
Editore: Mondadori 
Serie: La prima legge #3
Pagine: 1154 pp 
Prezzo: 14,99 € ebook — 28,00 € cartaceo
Data di pubblicazione: 19 Novembre 2019 


Logen Novedita è un guerriero in fuga dal Nord di cui è stato il campione idolatrato tanto dai nemici che lo vorrebbero morto come dagli amici che farebbero meglio a crederlo tale. Perché dentro di lui si annida il Sanguinario, un'ombra per cui orrore, fuoco e morte sono un banchetto al quale invitare tutto e tutti. Glokta l'Inquisitore trascina il proprio corpo torturato nei palazzi del potere, investigando su una cospirazione in grado di ribaltare l'ordine costituito. Il giovane Jezal dan Luthar, che forse si accontenterebbe della propria bellezza, sfacciataggine e abilità nella scherma, scoprirà che qualcuno nutre grandi e pericolosi progetti per lui. Il Maggiore West deve lottare contro la propria sorella, l'idiozia delle gerarchie militari, e la costante feroce emicrania. Nelle vene della misteriosa e intrattabile Ferro Maljinn scorre sangue di demone, e una sete di vendetta che minaccia di travolgere un Impero. I loro cammini sono destinati a incrociarsi nella guerra che chiude le sue fauci sull'Unione da Nord a Sud, mentre alle ombre del passato e ai sortilegi si sommano le nuove, devastanti forze dell'oro e della tecnologia. 


Copia omaggio fornita gentilmente da Mondadori 

recensione

Buongiorno lettori accaniti! Innanzitutto, buon mercoledì! Spero che la settimana stia andando bene, per me risulta semplicemente tranquilla, soprattutto dopo il mio rientro da Londra (sigh sob, piango ancora). Oggi è un grande giorno, comunque! Si conclude il cerchio della trilogia di Joe Abercrombie, la prima legge, con la recensione dell'ultimo capitolo di questo bellissimo scritto: L'ultima ragione dei re. Ovviamente ritroviamo i nostri personaggi e, come sempre, le cose non saranno affatto facili. Prima di iniziare con la recensione, vorrei spendere un paio di parole ancora per ringraziare Mondadori per questa bellissima opportunità: leggere e recensire il romanzo intero, ma anche avermi dato la possibilità di proporlo come evento anche agli amici blogger che stanno partecipando con me a questo evento che si concluderà ufficialmente settimana prossima, con l'arrivo della recensione di Un Piccolo Odio, l'inizio di una nuova storia. Ora che ho terminato con i convenevoli, direi che è il momento di iniziare la nostra recensione. Siete carichi? Spero di sì! 
Il superiore Glotka attendeva all'ingresso. Allungò il collo ritorto da una parte e poi dall'altra, udì i familiari scricchiolii, avvertì le ormai ben note scariche di dolore percorrergli i muscoli rattrappiti tra le scapole. Perché lo faccio, se tutte le volte mi fa male? Perché dobbiamo sempre mettere alla prova il dolore? Andare a stuzzicare l'ulcera con la lingua, sfregare la vescica, grattare la crosta con le unghie? 

Ebbene, eccoci arrivati alla recensione. In primo luogo vorrei analizzare con voi la parte grafica del romanzo. La copertina, unica per il volume in edizione titan, mi piace molto. Sarà che i teschi mi mettono curiosità (mai detto di essere normale okay??), ma comunque la trovo molto semplice e allo stesso accattivante. Non vi è nulla di troppo vistoso e credo si rifaccia anche agli stessi personaggi nudi e crudi. Come ho già spiegato nelle altre recensioni, le pagine sono a colonne e questo rende la lettura un po' faticosa per via delle lettere più piccole. Onestamente, se non fosse stato un libro che merita di essere letto, avrei abbandonato la lettura proprio per questo motivo: diciamo pure che le lettere piccole non aiutano molto la lettura e anzi, la rendono piuttosto difficoltosa. Mi rendo anche conto che si tratta di un espediente necessario per non far sì che il romanzo diventasse di tremila pagine, ma ripeto: se non fosse stato un buon libro, avrei lasciato la lettura immediatamente. Ad ogni modo, non vi è molto altro da dire riguardo la parte grafica. Il testo è comunque ben giustificato e la lettura - se non fosse per la dimensione del font - sarebbe davvero godibile.
Eccolo di ritorno sugli Alti Luoghi, dove l'aria era frizzante e pulita, fredda e familiare nella gola di Logen.  La marcia era cominciata dolcemente attraverso i boschi, lungo una salita di cui a stento si erano accorti, poi gli alberi avevano iniziato a diradarsi e il sentiero li aveva condotti su una valle circondata da pendii erbosi, percorsa da ruscelli dal suono argentino e punteggiata di falasco e ginestrone. Adesso, però, questa conca s'era ristretta a imbuto, racchiusa com'era da pareti di roccia nuda e pietraie instabili sia a destra che a sinistra, e man mano che s'avanzava diveniva sempre più ripida. 
Correndo il rischio di diventare banale e ripetitiva mi trovo a parlare di nuovo dello stile dell'autore che, a mio avviso, riesce a catturare il lettore fin dall'inizio. Non è una cosa assai semplice, ma non è nemmeno una cosa impossibile da fare se si sta ben attenti a ciò che si vuole raccontare. Joe Abercrombie è eccezionale in questo: ha raccontato una storia cruda, a tratti violenta, senza mai scadere nel banale o nel ridicolo. Il suo stile invoglia a continuare la lettura, in barba a qualsiasi altra cosa ci sia da fare (tipo studiare!). Pochi sono gli autori che in modo così crudo riescono a catturarmi e credo di dover fare i complimenti a Joe (scusa, ti do del tu!) perché è riuscito in quella che io chiamo una vera impresa, tanto che non vedo l'ora di tornare alla lettura delle sue storie con il nuovo romanzo. Inoltre trovo sia un gran maestro nel creare personaggi. Se all'inizio Glotka non mi convinceva molto, adesso lo amo ed è diventato il mio personaggio preferito. Per quanto riguarda gli altri, sebbene mi piacciano, non arrivano ai livelli di Glotka che, onestamente, è davvero meraviglioso. Più andavo avanti nella lettura, più mi accorgevo che altri autori prendevano spunto da Abercrombie, ovviamente non posso che esserne felice. Sono solo un po' triste per aver scoperto questo autore così tardi, ma rimedio, non c'è alcun problema, anzi! 
West sedeva in sella con gli avambracci poggiati sull'arcione e fissava con sguardo spento la valle polverosa che si dispiegava sotto di lui.«Abbiamo vinto» fece Pike senza emozione, con lo stesso tono con cui avrebbe potuto dire: “Abbiamo perso”.
A me non resta che augurarvi una buona lettura, nella speranza che apprezziate questa trilogia come l'ho apprezzata io! Vi ricordo l'appuntamento a settimana prossima con Un Piccolo Odio.

Alla prossima,  





VOTO:

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