Buongiorno Lettori e, visto che non ho avuto modo di dirlo prima, buona primavera 🌺
Nel post di oggi vi propongo un romanzo che appartiene ad un genere da me molto amato, il romance storico. Voliamo dunque in Inghilterra per assistere alla vincende di Nathaniel Claymore, un gentiluomo abbastanza benestate da concedersi una vita fatta di dissoluzione, vizi e nullafacenza in compagnia dei suoi tre amici i Beaux Boys. Quello che la società londinese del tempo non sospetta è che Nathaniel non è sempre stato così ozioso: c'era un tempo in cui studiava a Cambridge per diventare un alienista (uno psicologo) e in cui aveva passioni ed interessi, ma un tormendo nascosto lo sta consumando dall'interno, spingendolo a cercare semplice consolazione nei piaceri più immediati della vita.
E poi se arrivata tu. La mia personale versione di un'implacabile Banshee. Vedi, siamo così simili, con l'unica differenza che le mie fragilità mi hanno divelto, le tue ti hanno spezzato."La stanza da disegno" mi è piaciuto molto, è un romanzo con uno stile narrativo particolare, lo definirei quasi anacronistico nel modo con cui i fatti vengono riportati. La vicenda è raccontata da un narratore esterno che è semi-invisibile agli occhi del lettore, ma non totalmente assente: non ci sono commenti, giudizi o voci esterne, ma le parole scelte per descrivere ciò che sta accadendo ne danno una chiave di lettura e una connotazione particolare. Nonostante questo tipo di narrazione non sia molto comune dei romanzi regency, dopo poche pagine, mi sono subito abituata e sono entrata in sintonia con la storia, percependo i personaggi molto più vicini a me di quanto non succeda normalmente.
Sia Nathaniel che Sedie non sono, infatti, personaggi perfetti, non sono modelli di virtù e rettitudine, dalla morale ferrea e prestabilita, sono estremamente umani. Commettono errori, provano sentimenti contrastanti e non sempre agiscono nel migliore dei modi, risultando ai miei occhi tridimensionali e in qualche modo più reali. Come lettrice, ho sempre amato i personaggi maschili ideati da Deborah Begali e anche in questo caso mi è piaciuto Nathaniel, sebbene mi sia ritrovata spesso a condannarne l'operato e i modi.
Claymore era germogliato nell'anima di Sadie Grace come malerba: più ella tentava di estirparla, eradicarne le radici infestanti, toglierne ogni traccia dal suo prato e più quell'erba cresceva e si moltiplicava, ogni volta più resistente. Poichè il terreno era talmente aspro e abbandonato, era stato per lui molto facile attecchirvi.Un altro aspetto che mi ha stregata, soprattuto nella prima metà del romanzo, è il continuo mischiarsi del piano reale con quello onirico e surreale. Mi spiego meglio: nella casa cittadina di Nathaniel avvengono dei fatti strani che i protagonisti non si spiegano e che a noi vengono raccontati quasi come "magici". Si sentono pianti di bambini, si vedono lenzuoli che si gonfiano, ecc. nulla di tutto ciò però e surreale, anzi, il tutto ha una spiegazione ben precisa. Il fatto di sapere che il romanzo non prenderà una piega fantasy, ma il non capire come questi eventi si collochino in una narrazione che rientra nel romance storico ha fatto sì che nella mia testa si creassero mille scenari e che io volessi continuare a leggere il più velocemente possibile, per scoprire cosa stesse succedendo in quella casa. La spiegazione infine me l'ha fornita Nathaniel che, avendo studiato per diventare alienista, attribuisce ad un disturbo comportamentale l'irrazionalità di Sedie. Qualcosa del suo passato l'ha sconvolta a tal punto da crearle un vero e proprio complesso che viene approfondito e risolto dal nostro tutt'altro che impeccabile eroe. Cosa? Lo scoprirete leggendo il libro.
«Fate pure come vi pare, ritraetevi, sottraetevi! Ma non sperate che io desista! Domani saremo ancora qui, nella stanza da disegno!» gridò lui in tono di sfida. Chiuse, poggiò la schiena ai battenti e fece roteare la bottiglia tra le dita.Scherzi a parte, ho già fatto fino troppi spoiler, ma non avrei saputo in quale altro modo parlare delle cose che mi hanno colpita maggiormente, senza rivelare almeno qualche piccolo particolare.
Non dico di più, però ve lo consiglio. Se penso all'incipit de "La stanza da disegno" e alla sua conclusione non posso far a meno di pensare a quanta distanza intercorra tra le due situazioni e alla portata del viaggio che c'è in mezzo. Un viaggio letterario che non pesa, ma passa con leggerezza e coinvolgimento e che consiglio di intraprendere agli amanti del regency. Questo romanzo è interessante, romantico, ben strutturato e originale, uno dei migliori libri che abbia letto negli ultimi mesi e che offre anche molti spunti di riflessione esterni alla vicenda in sè, perchè non c'è modo migliore di parlare di cose importanti di usare la leggerezza, secondo me.
Ci leggiamo presto,