martedì 29 gennaio 2019

Recensione: Niente di che - Barbara Bolzan




Titolo: Frammenti
Autore: AA. VV.
Genere: Antologia
Editore: Delrai Edizioni
Pagine: 320
Prezzo: 2,99 (ebook)
Data di pubblicazione: 22 Dicembre 2018


Una raccolta di novelle, scritte dagli autori Delrai Edizioni; nove scrittrici, generi diversi, penne di talento: Frammenti nasce da un’idea, quella che anche il racconto abbia valore e possa comunicare emozioni. 

Stefania Da Forno con "Fammi stare bene" 
Alessandra Paoloni con "Merry Haunted Christmas"
Rachel Sandman con "Pancake ai mirtilli"
Natascia Luchetti con "Il battesimo della vita"
Eveline Durand con "Emergency call. Chiamata d'emergenza" e "Un carillon senza cuore"
Margherita Fray con "Sometimes"
Barbara Bolzan con "Niente di che"
Elle Eloise con "Nel blu dell'universo profondo"
Jane Harvey Berrick con "Segatura e polvere di stelle"


Copia omaggio fornita gentilmente da Delrai Edizioni

recensione


Buongiorno Lettori Accaniti! Quello di oggi sarà, per me, un post un po’ diverso dal solito e voglio ringraziare innanzitutto la Delrai Edizioni per avermi permesso di partecipare a questa meravigliosa iniziativa. Di cosa parlo? Beh, oggi parlerò di “Niente di che” una novella scritta da Barbara Bolzan che potrete trovare all’interno della raccolta Frammenti.
Che io ami Barbara non è un mistero, anzi. Probabilmente si intuisce già dalle mie recensioni ai romanzi della serie Rya, ma con questa brevissima novella (parliamo davvero di poche pagine) Barbara è riuscita a toccare una parte di me lasciandomi confusa, arrabbiata, amareggiata per ciò che ho letto, ma allo stesso tempo ero incantata dalla sua capacità di trasportare il lettore all’interno della storia che vuole raccontare.
La felicità è un sottile guscio d’uovo. Perfetto. Forse, con qualche minuscola crepa sotto la superficie. Fai un po’ di pressione – il più delle volte: senza volerlo, senza neppure accorgetene – e l’uovo si rompe. Crack. Le cose accadono, semplicemente.

La novella parla di una donna, di cui non sappiamo il nome, sposata con un uomo da anni e con il quale ha un figlio piccolo, Luca, che ama il padre e da grande “vuole essere come lui”. E fin qui, nulla di strano. La cosa importante è che se all’inizio la storia tra i due sembra essere tutta rose e fiori, improvvisamente il marito si mostra ai lettori per quello che è realmente: un mostro.
Il marito infatti picchia regolarmente la donna, le impedisce di uscire di casa, non le è lecito avere un cellulare o tenere dei soldi per sé. Spesso la donna si ritrova con dei lividi addosso, lividi che vengono presi come un gioco dal figlio che, ogni tanto, si rivolge a lei con lo stesso tono sdegnato del marito.
«Sarai anche un piccolo niente, ma mi piace: dal niente nasce sempre qualcosa. Almeno, posso plasmarti.»
Questo mi hai regalato: una seconda vita, all’insegna della verità. Hai spazzato via le menzogne dell’infanzia e mi hai aperto la porta alla possibilità. Ti devo tutto. Tutto quel poco che sono.

Non voglio dire altro della trama perché, come ho detto prima, essendo una novella molto breve le cose che posso accennare senza fare spoiler sono davvero poche.
Poche, ma dure. Tanto dure.
Non vi mentirò, cari Lettori. Questa novella mi ha messo a dura prova. Già dalle prime righe avevo intuito dove sarebbe andato a parare il discorso, ma andando sempre più avanti le cose peggioravano. Sono passata dall’incredulità alla rabbia in due secondi. Ho urlato, ho pianto, mi sono arrabbiata, ho quasi scagliato il cellulare a terra. Poi ho finito di leggere e ancora non riuscivo a metabolizzare la novella.
“Niente di che” non è decisamente una novella per i deboli di cuore. Barbara non è una di quelle persone che indorano la pillola, l’avevamo capito già in Sacrifice. Ma qui? Santo cielo, qui si è davvero superata.
Il fatto che nella novella la donna non abbia un nome vero e proprio mi ha destabilizzato. Perché non c’era una identificazione, non era una donna X. Era una donna. Una donna come noi, una persona che sarebbe potuta essere chiunque. E sapete una cosa? Ha fatto male. Tanto male.
Perché quello di cui Barbara ha parlato è estremamente attuale, anche troppo. Quante volte aprendo il telegiornale veniamo bombardati da notizie di donne uccise dai propri mariti? Picchiate giorno dopo giorno per piccole sciocchezze? Ve lo dico io: tante, troppe volte.
Con “Niente di che” Barbara mi ha mostrato un altro lato della violenza domestica. Mi ha fatta entrare nella testa di una donna che pensa di meritare quello che le capita, che vede il marito come colui che le mostra il mondo com’è veramente perché lei, fino a quel momento, era inutile, ma anche se lei è niente di che lui la ama comunque. 
Dici che ciò che conta siamo solo io e te. Gli altri sono niente. I loro sorrisi sono niente.
Peggio: i loro sorrisi sono veleno.
Mi hai insegnato a tagliare i ponti, a dire di no, a declinare ogni invito.

È questo quello che mi ha destabilizzata più di qualunque altra cosa: il fatto che la donna accetti quello che le sta succedendo perché, ai suoi occhi, quello che il marito le dice è vero, giusto.
E lo so che è solo una novella, che questa donna non esiste, ma nella realtà di donne come lei ce ne sono a bizzeffe, nascoste chissà dove mentre, giorno dopo giorno, affrontano i loro demoni credendo di essere nel torto. Ed è questo che mi ha fatto soffrire più di qualunque altra cosa, la consapevolezza che non importa quanto lottiamo per superare la violenza sulla donna, fisica o psicologica che sia, casi come questo continueranno sempre ad esistere. E fa davvero tanto male, perché quella donna potrebbe essere chiunque.
Potrei stare qui ore a parlare di questo argomento che mi sta davvero a cuore, ma per concludere il discorso mi sento davvero di consigliare la lettura di “Niente di che” solo a coloro che, consapevoli di quello che stanno per leggere, sono pronti ad affrontare una storia di violenza sulla donna che, ci tengo a ripetere, non è per niente facile da digerire. Se credete di sopportarlo, leggete, perché Barbara si è confermata un’autrice eccezionale. Noi ci vediamo alla prossima recensione! La vostra,



Questo è il tuo amore.
Perché me lo ripeti sempre. Lo fai per me, che sono egoista e stupida e irriconoscente.
Tu mi ami. Anche se amore è solo una parola tra un colpo e l’altro. Mi ami. Anche quando mi esaurisci tutti gli entusiasmi, anche quando ho paura che Luca voglia somigliarti anche in questo; anche quando mi vesti da bambola e mi dici Facciamo un bel gioco, anche quando mi obblighi a restare immobile per ore, lo sguardo fisso, le gambe aperte, la bocca socchiusa – Tu, la mia bambola che crede di essere viva –, anche quando il matrimonio è solo uno stupro che la legge non punisce, tu continui a ripetermelo: mi ami. E aggiungi: Sei molto fortunata.
Io sono fortunata, io sono fortunata, io sono molto fortunata.


VOTO:

1 commento:

  1. Chiara, grazie di cuore a te e al blog per questa lettura, per essere arrivata fino in fondo, per aver come sempre capito e indagato, per aver vissuto quasi sulla tua pelle le mie parole. Grazie davvero!

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