Buongiorno cari Lettori,
mi scuso in anticipo se questa recensione vi sembrerà dissonante rispetto alle altre trovate sul web, ci tengo a sottolineare che questa è un'opinione personale e non un giudizio. Non voglio offendere in alcun modo chi ha letto il libro e lo ha apprezzato, ma voglio solo cercare di mostrare un punto di vista diverso: quando il romance sconfina nell'impensabile.
Titolo: Non dirmi di adare via
Autrice: Kristen Ashley
Editore: Newton Compton
Serie: Mystery Man Series
Editore: Newton Compton
Serie: Mystery Man Series
Genere: Contemporary Romance
Data di pubblicazione: 6 Aprile 2017
Pagine: 336
Pagine: 336
Prezzo: 4,99 € ebook
Mystery Man Series:
#1 Non dirmi di no
#2 Dimmi che sei mio
#3 Ti prego dimmi di sì
#4 Non dirmi di andare via
Tyra Masters ha avuto la sua dose di infelicità e problemi nella vita e ora che finalmente è riuscita a rimettersi in carreggiata, desidera solo godersi la tranquillità. Almeno finché non incontra l’uomo dei suoi sogni. Pizzetto sexy, tatuaggi, muscoli, moto e il miglior sesso della sua vita: praticamente tutto ciò che Tyra ha sempre cercato in un uomo. Purtroppo il “lui” in questione è anche il suo nuovo capo.
Kane “Tack” Allen ha una regola: mai lavorare con qualcuno con cui si è andati a letto. Così quando scopre che Tyra, la ragazza con cui ha passato la notte, è stata appena assunta nel suo ufficio, non vede altra soluzione che licenziarla. Ma non ha fatto i conti con la determinazione della signorina Masters: Tyra non intende perdere il lavoro e sfodera tutta la sua professionalità e una buona dose di sfacciataggine. Tack è colpito e decide di darle una possibilità. Tyra potrà restare a un’unica condizione: niente sesso. Mai più. Quando però l’atmosfera tra loro diventa rovente, Tack scoprirà che non è così semplice rispettare i limiti che lui stesso ha imposto…
«Gli uomini sono uomini e fanno cose stupide che fanno male... ma non è questo. Te lo dirò, ma più in là. Per ora godiamoci questo momento.
Onestamente, non credo di aver mai letto un libro più brutto
e sbagliato di questo in tutta la mia vita. Non c’è un modo più carino per
dirlo, credetemi, perché “orripilante” è già di per sé un eufemismo.
Da una parte mi spiace scrivere queste parole, perché mai
avrei creduto nella mia carriera da blogger di farlo, e anche di non poter
mantenere la promessa che tutto lo staff di CLA tiene ben in mente nello
scrivere i suoi post: sempre, SEMPRE, rispettare il lavoro e l’impegno che sta
dietro un libro. Per quanto un romanzo, un racconto, una poesia, o qualunque
cosa sia, non ci sia piaciuta abbiamo sempre cercato di esprimere le nostre
critiche con garbo ed educazione, sottolineando come il nostro sia un parere
personale e non un giudizio universale, ma soprattutto ricordandoci di come
dietro quelle pagine ci sia una persona, che ha una sensibilità e un’umanità
che non deve essere in alcun modo offesa.
Per ciò mi duole dover dire che questo libro, secondo me,
non dovrebbe neanche essere in commercio.
È sbagliato e raccapricciante sotto troppi punti di vista,
così tanti che non saprei neanche da dove partire.
Dalla trama? Beh, non è niente di speciale. Quando l’ho
letta per la prima volta ho pensato ad un libro “carino”, non molto impegnativo
e piacevole. Non potevo commettere errore più grande.
Il romanzo parla di Tack (che in realtà di chiama Kane), un
uomo di quarantun anni che crede di averne 25. Ha due figli Rush e Tabby, già adolescenti,
ed un’ex moglie pazza, Naomi. È il capo di un club di biker (il Chaos MC),
ovviamente stereotipati al massimo livello, ed è anche un arrogante, misogino,
stupido esemplare di “uomo” che ogni donna sana di mente eviterebbe, per non
finire in galera con un triplice ergastolo per averlo buttato sotto la
macchina, tre mesi dopo il matrimonio.
Ma Tyra, essendo poco sana ed essendo anche lei poco dotata
mentalmente, ovviamente dopo una sera, in cui lui si comporta malissimo, se ne
innamora salvo scoprire la mattina seguente che lui è… il suo capo, ebbene sì.
Voi direte: okay, ha fatto un errore ma non possiamo
demonizzarla, imparerà e non lo commetterà più. No ragazze, non è così. Perché
Tyra ha tanti difetti, ma l’eccesso di amor proprio non è tra questi. Per cui,
zac dignità sotto i piedi e via, pronti per una nuova avventura!
Tralascio tutti i tira e molla tra i due, liti varie, in cui
lui la prende e la sbatte un po’ ovunque, e cambi di comportamento repentini da
parte di entrambi che potrebbero renderli dei candidati perfetti per il sequel
di Splitter.
Arrivo a quando, con molta tranquillità, si scopre che Lanie,
la migliore amica di Tyra è fidanzata ufficialmente con un uomo ricercato dalla
mafia russa perché indebitato pesantemente con loro.
Spaventati e preoccupati i nostri protagonisti si troveranno
davanti ad un problema più grande di loro, che affronteranno con prontezza ed
intelligenza, come hanno affrontato ogni altra situazione nel corso del libro.
Tack prenderà il comando, dando ordini a caso come un vero esperto (senza
ricordarsi di essere un meccanico e non una spia della CIA), Tyra, inutile
dirlo, obbedirà come un cagnolino senza chiedere nulla, e tutti gli altri
personaggi idem. Cosa volete che accada? Ovviamente la mafia russa li troverà e
li rapirà.
Sono spacciati? Ma no, tranquilli, la storia è ancora lunga:
vengono salvati da un altro biker uscito dal nulla.
Da questo momento in poi, pagine e pagine di avvenimenti
inutili e fini a se stessi, mentre Lanie e il suo fidanzato vengono portati in
un nascondiglio segreto per proteggerli, i due figli adolescenti di Tack vanno
a vivere con lui perché “la mamma è una stronza” (testuali parole) e Tyra e
Tack decidono di essere una coppia, di volersi tatuare insieme e forse di
sposarsi, raccontandosi tutte le disavventure del passato che li hanno resi
tormentati ed imbecilli… tenebrosi, scusate.
Ad un certo punto Tyra viene rapita nuovamente dalla mafia,
si becca cinque coltellate, viene salvata e portata in ospedale. La sua
migliore amica, Lanie, viene accoltellata anche lei, così possono fare le
amichette nella stanza d’ospedale, ed il suo fidanzato viene ucciso.
Quando si risveglia è tutto bellissimo e piovono petali di
rose e fiori di campo, i due si sposano, tutti accettano la loro unione e fanno
anche dei bambini, che quando avranno 20 anni si troveranno con un padre sessantenne,
debosciato ma ricco (perché lui ovviamente è ricco), ed una madre che ha il
carattere di un comodino, inesistente.
Fortunatamente il libro finisce qui, perché non avrei retto
altre pagine di questo orrore.
E in quanto biker, mi piace vivere da selvaggio e voglio che tu faccia lo stesso, non me ne f***e un c***o se questo ha come conseguenza il rinunciare ad un giorno di lavoro per superare la sbornia. In effetti, mi piace. Puoi recuperare le ore. Puoi saltarle. Il lavoro verrà fatto comunque, non è importante. Vivere una bella vita selvaggia lo è.
Raccontato così, la storia sembra brutta ma non quanto lo è
realmente.
Innanzitutto è narrata con una proprietà di linguaggio che
fa ribrezzo: parolacce ovunque, sia come intercalare che come aggettivi e nomi.
Non nei dialoghi, il che sarebbe stato accettabile in un momento di estrema
rabbia o di emozione forte, ma anche nella prosa, come se fosse normale aggettivare
le donne “p****na” o “str***a”.
Questa non è innovazione, non è lo svecchiamento di uno
stile di scrittura che potrebbe risultare obsoleto o anacronistico, questa è
maleducazione e cattivo gusto.
Non è neanche trash, perché il trash nella sua bruttezza è
comunque qualcosa su cui poter ironizzare e che ha un certo fascino per alcune
menti (come la mia) che hanno un particolare gusto dell’orrido. Questo libro
con il trash può avere in comunque solo la destinazione ultima del suo ciclo
vitale: il cassonetto.
Ho faticato per trovare delle citazioni che non fossero offensive da inserire ed il libro dura più di trecento pagine. Questa è una delle poche volte in cui posso realmente affermare di essermi vergognata di leggere un libro. Mi vergognavo persino ad estrarlo sul treno, per paura che qualche passeggero vicino a me potesse leggerne qualche stralcio. Questo è grave.
Ma ancor più grave è la tranquillità con cui l’autrice
tratta il tema della mafia russa e del suo dominio illegale, tutt’oggi presente
in alcune zone del mondo. La mafia russa non è qualcosa da temere, o di cui
preoccuparsi, ma è sempre usato come un espediente letterario per far accadere
altro.
Dobbiamo far fuori il fidanzato di Lanie per far in modo che
il prossimo libro, che non è ancora stato annunciato ma che sono sicura sarà
così, parli di lei e del suo tormento interiore? Bene, facciamoli rapire tutti.
Così lui lo facciamo ammazzare, loro le teniamo un po’ in terapia intensiva e
poi escono fuori come nuove.
Idem per l’overdose, il traffico di droga e di donne, sì
avete letto bene, di cui si occupava Tack prima di cercare la sua “redenzione”
in Tyra. Altro che redenzione, gli individui così vanno rieducarti e in nessun
caso comportamenti del genere possono essere considerati acqua passata.
La verità è che Tack è un delinquente, che non si è fatto
scrupoli a vendere droga e uomini per arricchirsi ed il fatto che lei non si
preoccupi di tutto ciò, ma ci passi sopra per “amore” è gravissimo e la rende
complice.
Il tutto condito con tanta di quella misoginia da dar
fastidio anche alle persone meno sensibili a questo tema e da rendere quelle
come me, che invece ci fanno molto caso, arrabbiate e disgustate.
Riporto una frase emblematica di tutto ciò.
Nel Chaos MC… c***o, nella maggior parte dei Mc, le donne non contano nitente. Solo gli uomini sono membri, solo gli uomini prendono le decisioni. Se un membro si prende una donna, lei avrà la protezione del club. Se è una brava donna, può guadagnarsi il rispetto degli uomini. Ma non avrà mai voce in capitolo
E questo è nulla, ometto altre frasi per non dover censurare
in continuazione. Perché, secondo l’autrice, tutto è lecito nel mondo dei biker
ideale ed estremizzato che si è creata nella mente.
È lecito che lui la trattenga contro la sua volontà
avvalendosi della forza fisica, è lecito che lui le metta una mano sul collo
quando litigano per inchiodarla al muro o che le dica di star zitta e di non
immischiarsi nelle sue cose, o che le dica che la sua opinione non conta nulla.
È lecito che lui le impedisca di lasciare il posto di lavoro
che non vuole più occupare o che le compri una macchina e la obblighi ad usare
quella o che le si presenti in casa e si rifiuti di uscire finché lei non fa
esattamente come dice lui.
Ed è giusto che lei lo assecondi per tutto il corso del
romanzo.
Vi dirò una cosa ragazze e stampatevela nel cervello, perché
ne va della vostra salute mentale e non solo: tutto questo è sbagliato,
profondamente e totalmente.
Un uomo non può farvi queste cose ed essere considerato figo
o macho o sexy o quello che volete. Un uomo così non è neanche rude o
tenebroso, un uomo così è UN CASO CLINICO e come tale deve essere trattato.
Allontanatevi da qualsiasi persona che si permetta di dirvi
come vestirvi, quando uscire, con chi uscire, con chi dovete parlare, cosa
dovete mangiare, cosa dovete dire e pensare. Queste persone sono pazze, anche
Cristian Gray lo è ragazze, guardiamoci in faccia. Questa non è mania di
controllo (che anche in questo caso non vedo come possa essere trovata
attraente, ma queste sono opinioni personali) questa è MALATTIA.
E in nessun caso, nessuno, dovete star vicino a persone che
si permettono anche solo di pensare di potervi toccare con un dito contro la
vostra volontà. Basta con queste scene da film romantico, che di romantico non
hanno proprio nulla, in cui il ragazzo di turno trattiene la donna per un polso
perché lei vuole andarsene o in cui il ragazzo chiude la porta a chiave per
costringere la protagonista di turno ad ascoltarlo.
Non sono scene struggenti, non sono romantiche e non hanno
nulla a che fare con l’amore.
Fanno pena e fanno rabbia, soprattutto se narrate da una
donna giovane come Kristen Ashley.
Credevo che fosse speciale, bello, ma non era affatto così.
Ho finito le parole per esprimere il mio sdegno.
Mi chiedo quale scellerata, permettetemelo, ed insana scelta
editoriale abbia fatto sì che questo libro fosse reputato pubblicabile, perché
non me lo spiego. Forse dovremmo rivere un po’ i canoni di selezione del
materiale, senza farci influenzare da cosa va di tendenza in America o in qualche
altro paese, se quello che esprime è contro (spero bene) l’ideologia di chi lo
pubblica.
Spero di non dover scrivere una recensione del genere mai
più.
Il voto non lo do perché questo libro non se lo merita.
Scusate se ho usato termini forti in alcuni momenti, alla
prossima recensione.
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