Lo so, lo so, lo so cosa state pensando.
Ora cosa c'entra un libro come questo in un blog dominato da unicorni che vomitano e gif di Tina Cipollari???
Ma prima di disiscrivervi per sempre, bloccarci su facebook e chiudere definitivamente la scheda, concedetemi solo 5 minuti del vostro tempo.
D'altronde prima che nascesse zia Britney, nessuno avrebbe potuto immaginare che quello tra finte extension bionde, convulsioni sul palco e video trash fosse un mix tanto di successo...
Titolo: Mio fratello rincorre i dinosauri
Autore: Giacomo Mazzariol
Casa editrice: Einaudi
Data d'uscita: 26 Aprile 2016
Pagine: 160
Prezzo ebook: 7.99 euro
Autore: Giacomo Mazzariol
Casa editrice: Einaudi
Data d'uscita: 26 Aprile 2016
Pagine: 160
Prezzo ebook: 7.99 euro
Hai cinque anni, due sorelle e desidereresti tanto un fratellino per fare con lui giochi da maschio. Una sera i tuoi genitori ti annunciano che lo avrai, questo fratello, e che sarà speciale. Tu sei felicissimo: speciale, per te, vuol dire "supereroe". Gli scegli pure il nome: Giovanni. Poi lui nasce, e a poco a poco capisci che sì, è diverso dagli altri, ma i superpoteri non li ha. Alla fine scopri la parola Down, e il tuo entusiasmo si trasforma in rifiuto, addirittura in vergogna. Dovrai attraversare l'adolescenza per accorgerti che la tua idea iniziale non era così sbagliata. Lasciarti travolgere dalla vitalità di Giovanni per concludere che forse, un supereroe, lui lo è davvero. E che in ogni caso è il tuo migliore amico. Con "Mio fratello rincorre i dinosauri" Giacomo Mazzariol ha scritto un romanzo di formazione in cui non ha avuto bisogno di inventare nulla. Un libro che stupisce, commuove, diverte e fa riflettere.
Mi resi conto, quel giorno, che da troppo tempo avevo smesso di farmi domande.
E che avevo smesso di farmi domande per paura delle risposte.
Il mio equilibrio si basava sul non chiedere e il non sapere.
Sul non pensare.
Sulla divisione degli ambienti.
E che avevo smesso di farmi domande per paura delle risposte.
Il mio equilibrio si basava sul non chiedere e il non sapere.
Sul non pensare.
Sulla divisione degli ambienti.
Sebbene mentre leggessi il romanzo, la mia testa fosse invasa da pensieri e concetti che dovevo assolutamente inserire in questa recensione, ad oggi la mia capacità di mettere in fila parole per comporre un discorso sensato e privo delle mie solite uscite no-sense è pari a zero.
Peggio di quanto mi ritrovai davanti alla parte di fisica della terza prova di maturità.
E per capirci, presi 5 su 15. E mia madre gridò al miracolo.
Il problema principale però qui, non è la mia scarsa preparazione in materia, ma paradossalmente il fatto che forse io conosca più cose della maggior parte delle persone. E per "più cose" intendo la classica reazione che le persone hanno di fronte a questo genere di situazioni.
Da sorella veterana di un ragazzo con un DSA, sono ormai abituata agli occhi e alle bocche spalancate che ricevo quando lo prendo bonariamente in giro per la sua difficoltà nello scrivere o nel leggere.
Ma capitemi, io faccio ironia un po' su tutto. Sono il classico elefante grassoccio e maldestro entrato per caso in una gioielleria d'alto borgo e, per quanto personalmente lo trovi abbastanza divertente, riconosco che non è facile avere a che fare con me.
E questo è il motivo per il quale una parte del mio cervello è andata in tilt, non appena ho aperto la pagina per scrivere questa recensione.
Non sapevo come affrontare il tema senza offendere nessuno o incappare nelle ire della folla. Ma la verità è che forse non c'è un modo giusto per affrontarlo.
Ognuno di noi vive le cose in una maniera tutta particolare e completamente personale, per cui ho deciso di prenderla come viene. Questa recensione non sarà la migliore che abbiate mai letto, non sarà commuovente e forse non vi lascerà nulla, ma è quello che ho vissuto io leggendo questo libro.
Un
giorno entrai in cucina e vidi una foto di noi cinque: mamma e papà,
Chiara, Alice e io, e avevamo un'aria così allegra. Non possiamo far
trovare a Giovanni questa foto, pensai. Se la vedesse e pensasse che
eravamo felici anche senza di lui?
Così
la presi, andai in camera a recuperare un pennarello rosso dalla
cartella e mi sedetti al tavolo. Disegnai accanto a noi, sulla sinistra,
un ometto stilizzato. Gli disegnai una faccia tonda con un sorriso che
andava da orecchio a orecchio. La rimisi a posto e stetti lì a
osservarla, finché non mi accorsi che mancava qualcosa. La presi di
nuovo e sulle spalle di Giovanni disegnai un mantello. Da supereroe.
Era il sette settembre.
Lo ricordo perchè Gio nacque quel pomeriggio.
All'inizio della storia Giacomo ha cinque anni, è in macchina con la sua famiglia dopo un pranzo domenicale ed ha una vita simile a quella di tutti i suoi compagni di classe.
Questo finchè suo padre non sterza bruscamente per infilarsi in un parcheggio lungo la strada ed arrestare l'auto nei pressi di un furgoncino scassato.
Lì i suoi genitori sganciano la bomba: presto nella famiglia Mazzariol farà la comparsa un sesto membro. Un sesto membro maschio.
Facendo parte di una famiglia composta da tre femmine e due maschi ed avendo vessato mio fratello praticamente fino a qualche secondo fa, posso capire la gioia provata da Giacomo alla notizia.
L'arrivo di un terzo fratello maschio, per lui significa la fine della supremazia femminile (illuso), ma non solo. Significa pomeriggi passati a fare la lotta, a giocare alla playstation, a combinarne di tutti i colori.
E quando, sempre nello stesso parcheggio, i suoi genitori gli comunicano che avrà un fratellino speciale, la sua eccitazione aumenta ancora di più.
Sarà sicuramente un supereroe, avrà qualche potere speciale e insieme potranno andare a seminare terrore a Castelfranco.
Quando Giovanni nasce però, le aspettative di Giacomo subiscono un bello smacco.
Ha dei piedi strani, la testa piatta e degli inusuali occhi dal taglio orientale. E okay, anche i suoi occhi hanno leggermente quella forma (ed è vero ragazze, ho fatto una ricerca su internet), ma le similitudini tra i due finiscono qui.
Nonostante questo ed altre caratteristiche legate a quella strana sindrome di cui suo fratello soffre, i due si divertono come matti.
O almeno lo fanno fino a quando Giacomo non arriva al suo ultimo anno di medie.
A questo punto nel loro rapporto iniziano a subentrare elementi esterni che modificano la visione che Giacomo ha di Giovanni. Se prima la loro diversità era fonte di divertimento, adesso è venata di imbarazzo ed il ragazzo non si diverte più come prima ad andare in giro con il fratellino più piccolo.
Mentre Giacomo cresce e prende coscienza del mondo esterno, deve imparare a relazionarsi anche con questa realtà, ma soprattutto deve scoprire nuovamente cosa si cela dietro la maschera della patologia portata da Giovanni.
Il romanzo ci racconta questo, come ci parla di altri mille, piccoli dettagli insignificanti che compongono la personalità di Giovanni, un ragazzo che ha, oltre ad un ventunesimo cromosoma, anche qualcos'altro in più.
Se dovessi scegliere un solo dettaglio che mi ha colpito del libro, sarei tremendamente divisa tra l'umanità con il quale e viene descritto Giovanni e l'ironia che permea ogni singola pagina del romanzo.
Spesso quando vengono fatte diagnosi di questo tipo (e qui parte lo sfoggio di inesistenti conoscenze psicologiche per corroborare la tesi), ci si scorda che dietro ad una determinata sindrome, c'è in realtà una persona.
Una persona con sogni, aspettative, opinioni, tali e quali alle nostre.
Tornando agli occhi e alle bocche spalancate di prima, si iniziano a vedere queste persone per un solo lato della loro personalità, come se esso fosse amplificato. E quindi ci si sciocca se una persona le prende un po' in giro (chiaramente sto parlando di prese in giro scherzose, non di quelle poracciate che la gente fa a volte), ci si sorprende quando qualcuno accenna a certi particolari.
Perdiamo di vista il fatto che tutti abbiamo difficoltà a fare qualcosa.
Prendete me, alle superiori andavo abbastanza bene in italiano e matematica, ma nei miei problemi di fisica i corpi rigidi di cui dovevo calcolare il moto dopo tre passaggi si libravano in aria, in barba a Newton e a tutte le mele che ha lasciato cadere nei secoli.
Considerate mio fratello, probabilmente non leggerà mai un libro da solo dall'inizio alla fine, ma dategli un codice informatico e dopo due giorni lo padroneggerà come se fosse nato parlando quel linguaggio.
Stessa cosa per Giovanni, non sarà mai il più grande oratore del nostro secolo, forse non farà nemmeno carriera nel senso più tradizionale dell'espressione, ma ci sono tante altre cose che sa sicuramente fare meglio di chiunque. Immaginare mondi tutti suoi, voler bene incondizionatamente, vivere con la semplicità di chi crede che nel prossimo ci sia sempre qualcosa di buono.
La seconda cosa che ha attirato la mia attenzione è appunto l'ironia.
Visto che abbiamo stabilito di essere sinceri anche se questo potrebbe portare al doversi trasferire in Tibet per i prossimi trent'anni, ora dirò una cosa un pochino antipatica.
Nei film e nei libri che trattano di questa tematica, spesso è presente una drammaticità e una solennità di fondo atta a strappare consensi tramite la compassione. Perchè diciamocelo, le patologie incurabili fanno share.
Spesso questi libri ti incitano con le parole ad andare oltre l'apparente diversità, ma i toni con cui sono scritti non fanno altro che sottolinearla fino all'esasperazione.
Ho apprezzato moltissimo che in questo romanzo non ci fosse nulla del genere.
Il libro è leggero, divertente, dinamico, vengono raccontate le particolarità di Giovanni svelandone il lato buffo, ma anche quello razionale, che segue un filo logico diverso da quello seguito dalla maggior parte delle persone.
Il libro non parla di un ragazzo disabile, ma di un ragazzo CON una disabilità.
Un ragazzo PRIMA della sua disabilità.
Così come io non mi presento alle persone come quella che fa volare gli oggetti meglio di Harry Potter (è Leviooosa, non Leviosà!), Giovanni non è presentato come un ragazzo con la sindrome di Down.
E questo mi è davvero piaciuto.
Avevo detto che questa recensione non sarebbe stata profonda o cose del genere, ma rileggendola, mi rendo conto che ne è uscito un po' uno sproloquio su un tema che mi sta a cuore.
Ma questo è il potere dei libri, parlano ad ognuno in maniera diversa e tutti possono leggerli e interpretarli a modo proprio.
In conclusione, mi sento di consigliarvi questo romanzo con tutto il cuore, per avere una visione di una realtà diversa da quella che forse vivrete voi, ma altrettanto divertente e autentica.
Noi ci sentiamo prestissimo con un'altra delle mie recensioni senza capo ne coda, grazie infinite per aver letto fin qui!
Questo finchè suo padre non sterza bruscamente per infilarsi in un parcheggio lungo la strada ed arrestare l'auto nei pressi di un furgoncino scassato.
Lì i suoi genitori sganciano la bomba: presto nella famiglia Mazzariol farà la comparsa un sesto membro. Un sesto membro maschio.
Facendo parte di una famiglia composta da tre femmine e due maschi ed avendo vessato mio fratello praticamente fino a qualche secondo fa, posso capire la gioia provata da Giacomo alla notizia.
L'arrivo di un terzo fratello maschio, per lui significa la fine della supremazia femminile (illuso), ma non solo. Significa pomeriggi passati a fare la lotta, a giocare alla playstation, a combinarne di tutti i colori.
E quando, sempre nello stesso parcheggio, i suoi genitori gli comunicano che avrà un fratellino speciale, la sua eccitazione aumenta ancora di più.
Sarà sicuramente un supereroe, avrà qualche potere speciale e insieme potranno andare a seminare terrore a Castelfranco.
Quando Giovanni nasce però, le aspettative di Giacomo subiscono un bello smacco.
Ha dei piedi strani, la testa piatta e degli inusuali occhi dal taglio orientale. E okay, anche i suoi occhi hanno leggermente quella forma (ed è vero ragazze, ho fatto una ricerca su internet), ma le similitudini tra i due finiscono qui.
Nonostante questo ed altre caratteristiche legate a quella strana sindrome di cui suo fratello soffre, i due si divertono come matti.
O almeno lo fanno fino a quando Giacomo non arriva al suo ultimo anno di medie.
A questo punto nel loro rapporto iniziano a subentrare elementi esterni che modificano la visione che Giacomo ha di Giovanni. Se prima la loro diversità era fonte di divertimento, adesso è venata di imbarazzo ed il ragazzo non si diverte più come prima ad andare in giro con il fratellino più piccolo.
Mentre Giacomo cresce e prende coscienza del mondo esterno, deve imparare a relazionarsi anche con questa realtà, ma soprattutto deve scoprire nuovamente cosa si cela dietro la maschera della patologia portata da Giovanni.
Il romanzo ci racconta questo, come ci parla di altri mille, piccoli dettagli insignificanti che compongono la personalità di Giovanni, un ragazzo che ha, oltre ad un ventunesimo cromosoma, anche qualcos'altro in più.
Gio era tutto, ma più di ogni altra cosa era libertà. Lui era libero in tutti i modi in cui avrei voluto essere libero io.
Gio era tornato ad essere il mio supereroe. E non avrebbe più smesso di stupirmi.
Se dovessi scegliere un solo dettaglio che mi ha colpito del libro, sarei tremendamente divisa tra l'umanità con il quale e viene descritto Giovanni e l'ironia che permea ogni singola pagina del romanzo.
Spesso quando vengono fatte diagnosi di questo tipo (e qui parte lo sfoggio di inesistenti conoscenze psicologiche per corroborare la tesi), ci si scorda che dietro ad una determinata sindrome, c'è in realtà una persona.
Una persona con sogni, aspettative, opinioni, tali e quali alle nostre.
Tornando agli occhi e alle bocche spalancate di prima, si iniziano a vedere queste persone per un solo lato della loro personalità, come se esso fosse amplificato. E quindi ci si sciocca se una persona le prende un po' in giro (chiaramente sto parlando di prese in giro scherzose, non di quelle poracciate che la gente fa a volte), ci si sorprende quando qualcuno accenna a certi particolari.
Perdiamo di vista il fatto che tutti abbiamo difficoltà a fare qualcosa.
Prendete me, alle superiori andavo abbastanza bene in italiano e matematica, ma nei miei problemi di fisica i corpi rigidi di cui dovevo calcolare il moto dopo tre passaggi si libravano in aria, in barba a Newton e a tutte le mele che ha lasciato cadere nei secoli.
Considerate mio fratello, probabilmente non leggerà mai un libro da solo dall'inizio alla fine, ma dategli un codice informatico e dopo due giorni lo padroneggerà come se fosse nato parlando quel linguaggio.
Stessa cosa per Giovanni, non sarà mai il più grande oratore del nostro secolo, forse non farà nemmeno carriera nel senso più tradizionale dell'espressione, ma ci sono tante altre cose che sa sicuramente fare meglio di chiunque. Immaginare mondi tutti suoi, voler bene incondizionatamente, vivere con la semplicità di chi crede che nel prossimo ci sia sempre qualcosa di buono.
La seconda cosa che ha attirato la mia attenzione è appunto l'ironia.
Visto che abbiamo stabilito di essere sinceri anche se questo potrebbe portare al doversi trasferire in Tibet per i prossimi trent'anni, ora dirò una cosa un pochino antipatica.
Nei film e nei libri che trattano di questa tematica, spesso è presente una drammaticità e una solennità di fondo atta a strappare consensi tramite la compassione. Perchè diciamocelo, le patologie incurabili fanno share.
Spesso questi libri ti incitano con le parole ad andare oltre l'apparente diversità, ma i toni con cui sono scritti non fanno altro che sottolinearla fino all'esasperazione.
Ho apprezzato moltissimo che in questo romanzo non ci fosse nulla del genere.
Il libro è leggero, divertente, dinamico, vengono raccontate le particolarità di Giovanni svelandone il lato buffo, ma anche quello razionale, che segue un filo logico diverso da quello seguito dalla maggior parte delle persone.
Il libro non parla di un ragazzo disabile, ma di un ragazzo CON una disabilità.
Un ragazzo PRIMA della sua disabilità.
Così come io non mi presento alle persone come quella che fa volare gli oggetti meglio di Harry Potter (è Leviooosa, non Leviosà!), Giovanni non è presentato come un ragazzo con la sindrome di Down.
E questo mi è davvero piaciuto.
Il punto, Giacomo, è che Giovanni è Giovanni. Non la sua sindrome. Lui è sè stesso. Ha un carattere, dei gusti, dei pregi e dei difetti. Come tutti noi. Non ti abbiamo mai detto della sindrome perchè noi stessi non pensiamo a Giovanni in questo modo. Non è la sindrome, - e fece le virgolette con le dita, -che occupa i nostri pensieri. Ma Giovanni. Non so se mi sono spiegato.
Avevo detto che questa recensione non sarebbe stata profonda o cose del genere, ma rileggendola, mi rendo conto che ne è uscito un po' uno sproloquio su un tema che mi sta a cuore.
Ma questo è il potere dei libri, parlano ad ognuno in maniera diversa e tutti possono leggerli e interpretarli a modo proprio.
In conclusione, mi sento di consigliarvi questo romanzo con tutto il cuore, per avere una visione di una realtà diversa da quella che forse vivrete voi, ma altrettanto divertente e autentica.
Noi ci sentiamo prestissimo con un'altra delle mie recensioni senza capo ne coda, grazie infinite per aver letto fin qui!
VOTO:
Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi uno stupido.
Giuli ti sei fatta tantissimi problemi e paranoie e invece hai scritto una recensione delicata, ricca di emozioni ma allo stesso tempo genuina e sincera.
RispondiEliminaAnche io non apprezzo i pietismi dei libri e dei film che puntano alla lacrima facile, preferisco la schiettezza in qualsiasi ambito. Sono d'accordo con te anche sul fatto che spesso e volentieri per trattare di situazioni che possono portare un certo tipo di disagio sociale non fanno altro che "ghettizzare" tale situazione sottolineandola allo sfinimento. È per questo motivo che ho amato l'ironia del film Quasi amici, perchè anche io sono per le persone prima delle loro problematiche.
Mi è piaciuta davvero tanto questa recensione, sei stata bravissima a parlarne. Mi segnerò questo libro anche perchè già il titolo mi aveva colpito.
Ti aspetto per le recensioni di libri trashosi dove potrai dare libero sfogo al nonsense!
Un bacione :*
Sophyyy!
EliminaGrazie mille dei complimenti, hai riassunto alla perfezione il mio pensiero! Non vedo l'ora di poter sfogare con te la mia vena trash...anzi, ora passo a vedere se hai pubblicato qualcosa che faccia al caso mio!
Bacini stellari (come direbbe la cara Valeria),
Giulia
Sembra davvero un libro molto delicato e interessante. Grazie per la recensione ^^
RispondiEliminaGrazie a te per il commento, un bacio
EliminaGiulia