martedì 7 marzo 2017

Recensione: La Locanda dell'Ultima Solitudine - Alessandro Barbaglia






Titolo: La locanda dell’ultima solitudine
Autore: Alessandro Barbaglia 
Genere: Contemporary Romance 
Editore: Mondadori 
Pagine: 163 
Prezzo: 8,99 (ebook) 
               17,00 (cartaceo) 
Data di pubblicazione: 17 Gennaio 2017





Libero e Viola si stanno cercando. Ancora non si conoscono, ma questo è solo un dettaglio...
Nel 2007 Libero ha prenotato un tavolo alla Locanda dell'Ultima Solitudine, per dieci anni dopo. Ed è certo che, lì e solo lì, in quella locanda tutta di legno arroccata sul mare, la sua vita cambierà. L'importante è saper aspettare, ed essere certi che "se qualcosa nella vita non arriva è perché non l'hai aspettato abbastanza, non perché sia sbagliato aspettarlo".
Anche Viola aspetta: la forza di andarsene. Bisogno, il minuscolo paese in cui abita da sola con la madre dopo che il padre è misteriosamente scomparso, le sta stretto, e il desiderio di nuovi orizzonti si fa prepotente. Intanto però il lavoro non le manca, la collina di Bisogno è costellata di fiori scordati e le donne della famiglia di Viola, che portano tutte un nome floreale, si tramandano da generazioni il compito di accordarli, perché un fiore scordato è triste come un ricordo appassito.
Libero vive invece in una grande città, in una casa con le pareti dipinte di blu, quasi del tutto vuota. Tranne che per un baule: imponente, bianco. Un baule che sembra un forziere, e che in effetti custodisce un tesoro, la mappa che consente di seguire i propri sogni.
Quei sogni che, secondo l'insegnamento della nonna di Viola, vanno seminati d'inverno. Perché se resistono al gelo e al vento, in primavera sbocciano splendidi e forti. Ed è allora che bisogna accordarli, perché i sogni bisogna sempre curarli, senza abbandonarli mai.
Libero e Viola cercano ognuno il proprio posto nel mondo, e nel farlo si sfiorano, come due isole lontane che per l'istante di un'onda si trovano dentro lo stesso azzurro. E che sia il mare o il cielo non importa. La Locanda dell'Ultima Solitudine sorge proprio dove il cielo bacia il mare e lo scoglio gioca a dividerli. La Locanda dell'Ultima Solitudine sta dove il destino scrive le sue storie. Chi non ha fretta di arrivarci, una volta lì può leggerle. Come fossero vita. Come fossero morte. Come fossero amore.
Con una scrittura lieve e pervasa di poesia, tra giochi linguistici, pennellate surreali e grande tenerezza, Alessandro Barbaglia ci racconta una splendida storia d'amore.


Quando la Mondadori mi ha proposto di leggere questo romanzo, tutto mi aspettavo tranne quello che ho letto. Dalla trama credevo che la storia d’amore tra Libero e Viola sarebbe stata la protagonista indiscussa di questo libro e invece non è stato così.
La locanda dell’Ultima Solitudine” è un libro sulla vita, in tutte le sue sfaccettature. Alessandro Barbaglia ce ne parla analizzando quelle dei due protagonisti: Libero e Viola.
Libero è un ventisettenne che vive in una casa dalle pareti blu e se gli chiedeste “Perché il blu?” vi risponderebbe che al negozio l’arancione era finito. Vive lì, da solo insieme al suo cane Vieniquì (il perché di questo nome è davvero esilarante, come tutto del resto), in quella casa quasi totalmente vuota fino a quando la sua vicina, Lena, lo costringe ad accettare un baule bianco, anch’esso vuoto.
Quando Libero lo porta in casa e decide di aprirlo, al suo interno trova un biglietto da visita della Locanda dell’Ultima Solitudine. Decide allora di chiamare e di prenotare un tavolo per dieci anni dopo. Nel luglio del 2017 Libero andrà lì, e nel frattempo rimarrà nell’attesa di lei.
Perché Libero ama le attese. Le ama perché lui, le attese, le ha accettate. E vive nell’attesa di lei, la donna con la quale avrebbe passato il resto della sua vita.

«Del 2017. Non glielo avevo ancora detto?»
«Ma è tra dieci anni!»
«Dieci anni e tre giorni. A essere precisi.»
Quell’appunto, poi, gli dà il fastidio di un rimprovero.
«E perché prenota oggi?! È convinto che nel frattempo staremo tutti qui ad aspettare lei?»
«No, non tutti: solo io.»
«Ma solo io cosa?»
«Solo io starò qui ad aspettare lei.»


Viola invece è una ragazza che vive con la madre sulla collina di Bisogno, un paesino sconosciuto a molti. Il lavoro di Viola è quello di accordare i fiori presenti sulla collina perché, come diceva sua nonna, un fiore scordato è come un ricordo appassito.
L’unica aspirazione di Viola è quella di andarsene da quel paesino che ormai gli sta stretto, soprattutto dopo la scomparsa improvvisa del padre. E ci riuscirà solo quando verrà coinvolta in uno scandalo insieme al prete della parrocchia del suo paesino, e da lì prenderà in mano il suo destino.
Libero, invece, sempre per mano di quel destino un po’ burlone, incontrerà una ragazza che però non corrisponde a quello che ha sempre sognato per lei.
Entrambi i destini di Viola e Libero si intrecciano inesorabilmente, così come quelli delle persone che incontrano sul loro cammino.

«È giovedì. Si ricordi bene: le cose più strane» disse pensando a quel ragazzo «capitano sempre il giovedì. Perché il giovedì è un giorno sospeso. È il giorno in cui la settimana ha smesso di iniziare ma non ha ancora iniziato a finire. È il giorno giusto. Per tutte le cose sospese.»

Leggere questo libro per me è stata una rivelazione. Da quando l’ho iniziato, ho faticato a staccarmi da esso perché dovevo riuscire a capire dove il romanzo volesse andare a parare, cosa fosse realmente la Locanda dell’Ultima Solitudine.
Tutti i miei quesiti hanno trovato risposta alla fine e ogni singola storia che viene raccontata all’interno di questo romanzo è un qualcosa che ti colpisce nel profondo. È raro, per me, trovare un libro che possa darmi degli insegnamenti reali sulla vita, ma questo è stato decisamente uno di quei libri.
Non aspettatevi una grande storia d’amore, una di quelle che vi faranno sognare ad occhi aperti. “La locanda dell’Ultima Solitudine” è molto più di tutto questo.

È tutta in legno, la Locanda, alterna le pareti scure alle finestre piene di luce da cui entra sempre un po’ di vento.
È fatta di poche stanze e una sola certezza: se sai arrivarci, facendo tutto quel sentiero buio che ci vuol poco a perdersi, quello è il posto più bello del mondo.

Incredibile poi come lo stile di Alessandro Barbaglia sia riuscito a catturarmi sin dalla prima pagina, con il suo atipico modo di scrivere, quasi poetico, molto ironico che mi ha fatta innamorare inesorabilmente di lui. I miei più grandi complimenti per questo piccolo capolavoro della letteratura contemporanea!
Se non si fosse capito, vi consiglio davvero tanto la lettura di questo romanzo e sono sicura che non ve ne pentirete!
Noi ci vediamo alla prossima recensione. La vostra,





VOTO:

4 commenti:

  1. Ciao! Ho scoperto questo blog da poco e mi sono iscritta subito!
    Personalmente amo molto i libri che parlano di locande e luoghi di ritrovo in generale, poi questa cosa che Libero prenota il tavolo per 10 anni dopo è veramente intrigante! Penso che prima o poi leggerò il libro, grazie per avermelo fatto scoprire :)

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    1. Ciao! Grazie mille per aver deciso di seguirci in questa nostra avventura:3
      Te lo consiglio veramente tanto questo romanzo, è strano per certi versi, ma molto molto bello!

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  2. A me invece questo libro è piaciuto poco ma credo che sia il bello della lettura anche questo, ogni lettura suscita sempre sensazioni diverse

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    1. E' un vero peccato che non ti sia piaciuto tanto:( Purtroppo è questione di gusti e non tutto può piacere a chiunque! E poi il mondo è bello perché vario:3

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