martedì 18 ottobre 2016

Traduzione: Novembre 9 - Colleen Hoover

 Sorpresona!
In occasione dell'uscita di uno dei romanzi che più hanno straziato il nostro cuore, noi Lettrici accanite abbiamo pensato di organizzare non una, non due, ma ben tre giornate a tema Novembre .
Oggi vi proponiamo la traduzione del primo capitolo del romanzo, speriamo che possa intrattenervi come ha fatto con noi!



Primo 9 Novembre

Sono traslucido, acquatico.
Alla deriva, senza scopo.
Lei è un’ancora che affonda nel mio mare.

Fallon

Mi domando che tipo di rumore farebbe se rompessi questo bicchiere contro un lato della sua testa.
È un vetro spesso. La sua testa è dura. Il potenziale per un tonfo bello grande è lì.
Mi domando se sanguinerebbe. Ci sono tovaglioli sul tavolo, ma non di quel tipo che potrebbero assorbire tanto sangue.
«Perciò, sì. Sono un po’ scioccato, ma sta succedendo,» dice.
La sua voce mi fa stringere la presa attorno al bicchiere nella speranza che rimanga nella mia mano e non vada realmente a finire contro il lato della sua testa.
«Fallon?» Si schiarisce la gola e cerca di ammorbidire le sue parole, ma mi vengono ugualmente contro come pugnali. «Hai intenzione di dire qualcosa?»
Infilzo un parte vuota del cubetto di ghiaccio con la mia cannuccia, immaginando sia la sua testa.
«Cosa dovrei dire?» mormoro, sembrando una bambina impertinente, piuttosto che la diciottenne adulta quale sono. «Vorresti che mi congratulassi con te?»
La mia schiena incontra la parete della cabina dietro di me e incrocio le braccia sul petto. Lo guardo e mi chiedo se il rimorso che vedo nei suoi occhi sia un risultato dell’avermi deluso o se stia semplicemente fingendo di nuovo. Si è seduto da soli cinque minuti ed ha già trasformato il suo lato della cabina in un palcoscenico. E ancora una volta, sono costretta ad essere il suo pubblico.
Le sue dita tamburellano il lato della sua tazza di caffè mentre mi guarda in silenzio per diversi istanti.
Taptaptap.
Taptaptap.
Taptaptap.
Pensa che io alla fine molli e gli dica cosa vuole sentirsi dire, ma non mi è stato abbastanza vicino negli ultimi due anni da sapere che non sono più quella ragazza.
Quando rifiuto di mostrare apprezzamento per la sua performance, sospira e lascia cadere i gomiti dal tavolo. «Beh, pensavo saresti stata felice per me.»
Forzo una veloce scossa di capo. «Felice per te?»
Non può essere serio.
Fa spallucce e un sorriso compiaciuto prende il posto della sua già irritante espressione. «Non pensavo che sarei diventato padre di nuovo.»
Una rumorosa risata incredula lascia la mia bocca. «Rilasciare dello sperma nella vagina di una ventiquattrenne non ti rende un padre,» dico, piuttosto amareggiata.
Il suo sorriso compiaciuto scompare, si tira indietro e inclina la testa in un lato. L’inclinare la testa è sempre stata la sua mossa per quando non era sicuro di come reagire sullo schermo. «Basta fare in modo che sembri che tu stia contemplando qualcosa in profondità e potrà quasi sembrare una qualsiasi emozione.  Triste, introspettivo, pieno di scuse, comprensivo Forse non si ricorda che è stato il mio insegnante di recitazione per la maggior parte della mia vita, e questo sguardo è uno dei primi che mi ha insegnato.
«Pensi che io non abbia il diritto di chiamarmi padre?» Suona offeso dalla mia risposta. «Cosa sono per te, allora?»
Considero la sua una domanda retorica e infilzo un altro pezzo di ghiaccio. Lo faccio scivolare abilmente lungo la mia cannuccia e poi me lo porto alla bocca. Lo mordo con un forte e incurante scricchiolio. Sicuramente non si aspettava una mia risposta. Non è stato un “padre” dalla notte in cui la mia carriera di attrice è arrivata ad un punto morto quando ero appena una sedicenne. E se devo essere onesta con me stessa, non sono neanche sicura che fosse un padre anche prima di quella notte. Eravamo più che altro un insegnante di recitazione e la sua alunna.
Una delle sue mani trova la sua strada attraverso i costosi capelli impiantati che costeggiano la sua fronte. «Perché stai facendo questo?» Sta cominciando ad infastidirsi sempre di più per il mio atteggiamento. «Sei ancora arrabbiata perché non sono venuto al tuo diploma? Te l’ho già detto, avevo altri impegni programmati.»
«No,» rispondo ugualmente. «Non ti ho invitato al mio diploma.»
Si tira indietro guardandomi incredulo. «Perché no?»
«Avevo solo quattro biglietti.»
«E?» dice. «Sono tuo padre. Perché diavolo non mi avresti invitato al tuo diploma?»
«Non saresti venuto.»
«Non lo sapevi,» replica.
«Non sei venuto.»
Rotea gli occhi. «Beh, certo che non sono venuto, Fallon. Non sono stato invitato
Sospiro pesantemente. «Sei impossibile. Ora capisco perché mamma ti ha lasciato.»
Scuote leggermente la testa. «Tua madre mi ha lasciato perché sono andato a letto con la sua migliore amica. La mia personalità non c’entrava.»
Non so neanche cosa dire. Quest’uomo non ha assolutamente rimorsi. Lo odio e lo invidio allo stesso tempo. In qualche modo, vorrei essere più come lui e meno come mia madre. È ignaro dei suoi molti difetti, mentre i miei sono il punto focale della mia vita. I miei difetti sono ciò che mi svegliano al mattino e ciò che mi tiene sveglia ogni notte.
«Chi ha preso il salmone?» chiede il cameriere. Tempismo impeccabile.
Alzo la mia mano e mette il piatto di fronte a me. Non ho più appetito, perciò rigiro il riso con la mia forchetta.
«Hey, aspettate un secondo.» Guardo verso il cameriere, ma non si sta rivolgendo a me. Sta guardando intensamente a mio padre. «Tu sei…»
Oh Dio. Eccoci qui.
Il cameriere sbatte la sua mano sul tavolo e mi tiro indietro. «Sei tu! Sei Donovan O’Neil! Hai interpretato Max Epcott!»
Mio padre fa spallucce modestamente, ma io so che non c’è nulla di modesto in quest’uomo. Nonostante non abbia interpretato il ruolo di Max Epcott sin da quando lo show ha smesso di andare in onda dieci anni fa, si comporta ancora come se fosse la cosa più grande in tv. E le persone che lo riconoscono sono il motivo per cui si comporta ancora così. Si comportano come se non avessero mai visto prima un attore nella loro vita. È Los Angeles, per l’amor di Dio! Chiunque qui è un attore!
La mia voglia di accoltellare qualcuno continua mentre trafiggo il salmone con la mia forchetta, ma poi il cameriere mi interrompe per chiedermi di scattargli una foto assieme.
Sigh.
Esco a malincuore dalla cabina. Cerca di darmi il suo telefono per la foto, ma alzo la mia mano in protesta e comincio a camminargli attorno.
«Devo andare in bagno,» mormoro, camminando via dalla cabina. «Fai un selfie con lui. Ama i selfie.»
Corro verso il bagno per cercare un momento di pausa da mio padre. Non so perché gli ho chiesto di incontrarmi oggi. Potrebbe essere perché sto per trasferirmi e non lo vedrò per Dio solo sa quanto, ma non è una buona ragione per attraversare tutto questo.
Apro la porta del primo bagno. La chiudo dietro di me, prendo il coprisedile protettivo dal dispenser e la metto sul sedile del water.
Una volta ho letto uno studio sui batteri nei bagni pubblici. È stato studiato che il primo box in ogni bagno contiene il minor numero di batteri. Le persone presuppongono che il primo box sia quello più usato, perciò la maggior parte lo ignora. Non io. È l’unico che uso. Non sono sempre stata una fissata coi germi, ma stare due mesi in ospedale quando avevo sedici anni mi ha lasciata un po’ ossessiva compulsiva quando si parla di igiene.
Quando ho finito di usare il bagno, mi prendo un intero minuto per lavare le mani. Le guardo tutto il tempo, rifiutandomi di guardare nello specchio. Evitare il mio riflesso diventa ogni giorno sempre più facile, ma riesco comunque a cogliere una rapida visione di me stessa mentre prendo un tovagliolo di carta. Non importa quante volte ho guardato in uno specchio, non mi sono mai abituata a quello che vedo.
Alzo la mano sinistra e tocco le cicatrici che scorrono lungo il lato sinistro della mia faccia, sulla mia mascella e giù lungo il collo. Scompaiono sotto al colletto della mia maglietta, ma sotto i miei vestiti le cicatrici scorrono lungo l’intero lato sinistro del mio torso, fermandosi appena sotto la mia vita. Faccio scorrere le dita lungo l’area che adesso ha l’aspetto di pelle raggrinzita. Cicatrici che mi ricordano costantemente che l’incendio era reale e non solo un incubo dal quale posso svegliarmi con un pizzicotto sul braccio.
Sono stata coperta di bende per mesi dopo l’incendio, incapace di toccare la maggior parte del mio corpo. Ora che le bruciature sono guarite e sono rimaste le cicatrici, mi ritrovo a toccarle ossessivamente. Le cicatrici sembrano velluto teso, e normalmente dovrei essere disgustata dal loro tocco così come lo sono dalla loro vista. Ma, in realtà, mi piace sentirle sotto al mio tocco. Faccio sempre scorrere distrattamente le mie dita su e giù lungo il mio collo o il mio braccio, leggendo il braille sulla mia pelle, finché realizzo quello che sto facendo e mi fermo. Non dovrebbe piacermi nessun aspetto della cosa che mi ha strappato la mia vita, anche se è solo il modo in cui lo percepisco sotto la punta delle mie dita.
Il loro aspetto è qualcos’altro. E’ come se ogni mio difetto sia stato ricoperto di un rosa intenso e fosse stato messo sugli schermi per farlo vedere al mondo intero. Non importa quanto io provi a nasconderle con i miei capelli o con i vestiti, loro sono lì. Saranno sempre lì. Un promemoria costante della notte che ha distrutto tutte le parti migliori di me.
Non sono una fissata con le date o gli anniversari, ma quando mi sono svegliata questa mattina la data di oggi è stato il primo pensiero che è spuntato nella mia testa. Forse perché è stato l’ultimo pensiero che ho fatto prima di addormentarmi la notte scorsa. Sono passati due anni dal giorno in cui la casa di mio padre è stata inghiottita dall’incendio che ha quasi reclamato la mia vita. Forse è per questo che ho voluto vedere mio padre oggi. Forse ho sperato che avrebbe ricordato, avrebbe detto qualcosa per confortarmi. Lo so che si è scusato abbastanza, ma come posso perdonarlo per essersi dimenticato di me?
In media stavo a casa sua una volta alla settimana. Ma gli ho mandato un messaggio quella mattina per fargli sapere che sarei rimasta per la notte. Perciò verrebbe naturale pensare che quando mio padre aveva accidentalmente scoperto che la sua casa era in fiamme, fosse venuto a salvarmi dal mio sonno.
Ma non solo non è successo, ha dimenticato che ero lì. Nessuno sapeva che qualcuno era in casa finché non mi hanno sentita gridare dal secondo piano. Lo so che si sente ancora molto in colpa per questo. Per settimane si è scusato ogni singola volta che mi vedeva, ma le scuse sono diventate scarse tanto quanto le visite e le chiamate. Il risentimento che ho è ancora lì, anche se vorrei che non ci fosse. L’incendio è stato un incidente. Sono sopravvissuta. Queste sono le due cose sulla quale provo a concentrarmi, ma è difficile  quando ci penso ogni volta che guardo me stessa.
Ci penso ogni volta qualcun altro mi guarda.
La porta del bagno si apre e una donna entra, mi guarda e poi velocemente distoglie lo sguardo mentre cammina verso l’ultimo bagno.
Avrebbe dovuto scegliere il primo, signora.
Mi guardo un’altra volta allo specchio. Ero solita portare i capelli sopra le spalle con una frangetta ben definita, ma negli ultimi due anni è cresciuta incredibilmente. E non senza una ragione. Faccio scorrere le mie dita attraverso le lunghe, scure ciocche di capelli che ho abituato a coprire la maggior parte del lato sinistro del mio viso. Spingo la manica del braccio sinistro in basso verso il polso e poi alzo il colletto per coprire la maggior parte del mio collo. Le cicatrici si vedono a malapena così e posso tollerare di vedermi allo specchio.
Un tempo pensavo di essere carina. Ma adesso capelli e vestiti sono gli unici ad aiutarmi a coprire così tanto.
Sento lo scarico del bagno, così mi volto velocemente e vado verso la porta prima che la donna esca dal box. Faccio quello che posso per evitare la gente la maggior parte del tempo e non perché ho paura che loro fissino le mie cicatrici. Le evito perché non le guardano. Nel momento in cui le persone mi notano, distolgono lo sguardo velocemente, perché hanno paura di apparire scortesi o pieni di giudizio. Solo per una volta sarebbe carino se qualcuno mi guardasse negli occhi e mantenesse il mio sguardo. È passato tanto di quel tempo da quando è successo. Odio ammettere che mi manca l’attenzione che ero solita avere, ma è la verità.
Esco dal bagno e ritorno verso la cabina, delusa di vedere ancora il retro della testa di mio padre. Speravo che avesse avuto un qualche tipo di emergenza e che se ne fosse andato mentre ero in bagno.
È triste che io preferisca ritornare ad una cabina vuota piuttosto che dal mio stesso padre. Il pensiero mi fa quasi aggrottare le sopracciglia, ma sono improvvisamente sviata dal ragazzo seduto nella cabina che sto per superare.
Di solito non noto le persone, considerando che fanno tutto il possibile per evitare il contatto visivo con me. Comunque, gli occhi di questo ragazzo sono intensi, curiosi e hanno lo sguardo fisso su di me.
Il mio primo pensiero quando lo vedo è, «Se questo fosse successo due anni fa.»
Lo penso spesso quando mi imbatto in ragazzi della quale potrei essere attratta. E questo ragazzo è decisamente carino. Non nel classico tipo di Hollywood, molto simile ai ragazzi che abitano questa città. Quei ragazzi sembrano tutti gli stessi, come se ci fosse un modello perfetto per un attore di successo e tutti cercassero di adattarsi.
Questo ragazzo è il completo opposto. Il suo viso non rasato di fresco, non è un’opera d’arte simmetrica e risoluta. Invece, la sua barba corta è chiazzata e irregolare, come se avesse passato la notte lavorando fino a tardi e non avesse avuto tempo di radersi. I suoi capelli non sono acconciati col gel per dargli quel look disordinato da “mi sono appena alzato dal letto”. I capelli di questo ragazzo sono davvero disordinati. Ciocche di capelli color cioccolato si spargono sulla sua fronte, alcune di loro irregolari e selvagge. È come se si fosse svegliato tardi per un appuntamento e avesse avuto troppa fretta per preoccuparsi di guardare in uno specchio.
Un aspetto così trasandato dovrebbe spegnere l’entusiasmo, ma lo trovo davvero bizzarro. Nonostante sembri che non abbia uno minimo di interesse verso se stesso, è uno dei ragazzi più attraenti che io abbia mai visto.
Penso.
Potrebbe essere un effetto collaterale della mia ossessione con la pulizia. Forse bramo così disperatamente il tipo di noncuranza che questo ragazzo mostra che sto confondendo la gelosia con il fascino.
Forse penso anche che è carino semplicemente perché è una delle poche persone negli ultimi due anni che non distoglie immediatamente lo sguardo nel momento in cui i miei occhi incontrano i suoi.
Devo ancora passare il suo tavolo per arrivare alla mia cabina dietro di lui, e non riesco a decidere se voglio velocizzare il passo per togliermi i suoi occhi di dosso, o se devo camminare più lentamente così da assorbire l’attenzione.
Il suo corpo ruota mentre comincio a superarlo e il suo sguardo diventa troppo tutto ad un tratto. Troppo invasivo. Sento le mie guance arrossire e la mia pelle formicolare, così guardo ai miei piedi e permetto ai miei capelli di cadere di fronte alla mia faccia. Porto anche una ciocca nella mia bocca per bloccare di più la sua vista. Non so perché il suo sguardo mi mette a disagio, ma è così. Solo qualche momento fa, stavo pensando a quanto mi mancasse essere guardata, ma adesso che sta succedendo voglio soltanto che lui guardi altrove.
Proprio prima che esca dalla mia visione periferica, sposto gli occhi nella sua direzione e colgo il fantasma di un sorriso.
Deve non aver notato le mie cicatrici. È l’unica ragione per cui un ragazzo come lui mi avrebbe sorriso.
Ugh. Mi infastidisce che io pensi in questo modo. Non ero così. Ero sicura di me, ma l’incendio ha polverizzato ogni singola briciola di autostima. Ho provato a riprendermela, ma è difficile credere che qualcuno possa trovarmi attraente quando non riesco neanche a guardarmi allo specchio.
«Non passa mai di moda,» dice mio padre mentre scivolo di nuovo dentro la cabina.
Alzo lo sguardo su di lui, quasi dimenticando fosse qui. «Cosa non passa mai di moda?»
Scuote la forchetta in direzione del cameriere, che adesso è di fronte al registratore di cassa. «Quello,» dice. «Avere fan.» Spinge un boccone di cibo nella sua bocca e comincia a parlare con la bocca piena. «Perciò di cosa volevi parlarmi?»
«Cosa ti fa pensare che volessi parlarti di qualcosa in particolare?»
Lui indica oltre il tavolo. «Stiamo pranzando assieme. Hai ovviamente bisogno di dirmi qualcosa.»
È triste che la nostra relazione si sia ridotta a questo. Sapere che un semplice pranzo debba essere qualcosa di più di una figlia che vuole vedere suo padre.
«M trasferisco a New York domani. Beh, stanotte, a dire il vero. Ma il mio volo partirà tardi e non atterrerò ufficialmente a New York fino alle dieci di domani.»
Prende il suo tovagliolo e copre un colpo di tosse. Almeno penso che sia un colpo di tosse. Di sicuro quella notizia non l’ha fatto soffocare col suo cibo.
«New York?» farfuglia.
E poi… ride. Ride. Come se l'idea di me che vivo a New York fosse una barzelletta. Stai calma, Fallon. Tuo padre è uno stronzo. Questa è vecchia.
«Che senso ha? Perché? Cosa c’è a New York?» Le sue domande continuano ad arrivare mentre realizza l’informazione. «E ti prego, non dirmi che hai conosciuto qualcuno online.»
Il mio battito accelera. Non potrebbe almeno fingere di supportare una delle mie decisioni?
«Voglio cambiare ritmo. Stavo pensando di fare audizioni a Broadway.»
Quando avevo sette anni, papà mi ha portato a vedere Cats a Broadway. Era la prima volta che andavo a New York ed è stato uno dei viaggi migliori della mia vita. Fin a quel momento, mi ha sempre spinta a diventare un’attrice. Ma non è stato fino a quando ho visto quella performance live che ho saputo che dovevo diventare un’attrice. Non ho mai avuto la possibilità di perseguire il teatro perché papà dettava ogni passo nella mia carriera ed era più indirizzato verso i film. Ma sono passati due anni ormai da quando ho fatto qualcosa per me stessa. Non so se ho davvero il coraggio di fare qualche audizione a breve, ma fare la scelta di trasferirmi a New York è una delle cose più intraprendenti che ho fatto dall’incendio.
Mio padre beve e dopo posa il suo bicchiere, le sue spalle cadono con un sospiro. «Fallon, ascolta,» dice. «Lo so che ti manca recitare, ma non pensi che è tempo di trovare altre opzioni?»
Ormai non mi importa più nulla delle sue motivazioni, tanto che non noto neanche il mucchio di stronzate che mi ha appena tirato contro. Per tutta la mia vita tutto quello che ha fatto è stato spingermi a seguire le sue orme. Dopo l’incendio, il suo incoraggiamento si è totalmente arrestato. Non sono un’idiota. So che pensa che non ho più ciò che serve per essere un’attrice, e una parte di me sa che ha ragione. L’aspetto è molto importante a Hollywood.
Che è proprio il motivo per cui voglio trasferirmi a New York. Se mai dovessi recitare di nuovo, il teatro potrebbe essere la mia speranza migliore.
Vorrei non fosse così trasparente. Mia madre era estatica quando le ho detto che volevo trasferirmi. Sin dal diploma e dopo essermi trasferita con Amber, ho a malapena lasciato il mio appartamento. Mamma era triste quando ha saputo che mi sarei trasferita, ma felice di vedere che ero ancora disposta a lasciare i confini non solo del mio appartamento, ma anche dell’intero stato della California.
Vorrei che mio padre potesse vedere che enorme passo questo sia per me.
«Che succederà al tuo lavoro?»
«Posso ancora farlo. Gli audiolibri sono registrati in studio. Ed esistono studi di registrazione a New York.»
Alza gli occhi al cielo. «Sfortunatamente.»
«Cosa c'è di male negli audiolibri?»
Mi lancia un'occhiata incredula. «A parte il fatto che registrare audiolibri è considerato la brutta copia della recitazione? Puoi fare di meglio, Fallon. Diamine, vai al college o fai qualcos'altro.»
Il mio cuore affonda. Proprio quando credevo che non potesse essere più egoista di così.
Smette di masticare e mi guarda direttamente quando si accorge di quello che ha insinuato. Si pulisce velocemente la bocca con il tovagliolo e mi indica. «Sai che non è quello che intendevo. Non stavo dicendo che ti sei abbassata a fare audiolibri. Quello che sto cercando di dire è che puoi trovare una carriera migliore sulla quale ripiegare, ora che non puoi più recitare. Non c'è abbastanza mercato per gli audiolibri. O per Broadway, per quello che conta.»
Pronuncia Broadway come se avesse del veleno nella bocca. «Per tua informazione, ci sono un sacco di attori famosi che recitano anche audiolibri.

E hai bisogno di una lista in ordine alfabetico degli attori che lavorano a Broadway in questo momento? Ho tutto il giorno libero, se vuoi.»
Cede scuotendo la testa, anche se so che non è davvero d'accordo con me. Si sente semplicemente in colpa per aver insultato una delle poche professioni riguardanti la recitazione ancora praticabili per me.
Solleva il bicchiere vuoto di acqua alla bocca e butta indietro la testa per succhiare l'ultimo sorso dal ghiaccio. «Acqua,» dice, scuotendo il bicchiere in aria finchè un cameriere non annuisce e si avvicina per riempirglielo.
Trafiggo di nuovo il mio salmone, che non è più caldo. Spero che finisca presto di mangiare, perchè non sono certa di poter reggere ancora per molto questo incontro. L'unica cosa che mi da sollievo in questo momento è sapere che sarò dalla parte opposta della costa domani a quest'ora. Anche se sto barattando il sole per della neve.
«Non fare piani per metà Gennaio,» dice, cambiando argomento. «Ho bisogno che tu torni a Los Angeles per una settimana.»
«Perchè? Cosa devi fare a Gennaio?»
«Il tuo vecchio si sta per sposare.»
Stringo il retro del mio collo e guardo in basso verso il mio salmone. «Uccidetemi.»
Sento i morsi del senso di colpa, perchè anche se spero veramente che qualcuno mi uccida in questo momento, non intendevo dirlo ad alta voce.
«Fallon, non puoi decidere se lei ti piace oppure no finchè non l'hai incontrata.»
«Non ho bisogno di incontrarla per sapere che non mi piacerebbe.», dico. «Sta sposando te, in fondo.» Cerco di stemperare la verità nelle mie parole con un sorriso sarcastico, ma sono sicura che sappia che intendo ogni singola parola che gli ho detto.
«In caso tu l'abbia dimenticato, anche tua madre ha scelto di sposarmi e lei sembra che ti piaccia abbastanza» dice in risposta.
Perchè ha avuto me.
«Touchè. Ma in mia difesa, questa è la tua quinta proposta di matrimonio da quando avevo dieci anni.»
«Ma solo la terza moglie,» precisa.
Alla fine infilzo la forchetta nel salmone e prendo un morso. «Mi fai venire voglia di dimenticarmi degli uomini per sempre,» dico con la bocca piena.
Ride. «Non dovrebbe essere un problema. Da quello che so sei andata ad un solo appuntamento, ed è stato più di due anni fa.»
Mi strozzo mentre ingoio il salmone.
Seriamente? Dov'ero quando distribuivano padri decenti? Perchè devo essere bloccata qui con questo completo stronzo?
Mi chiedo quante volte si sia morso la lingua durante il pranzo di oggi. Dovrebbe stare attento o nelle sue gengive cresceranno delle lingue al posto dei denti. Non ha idea di che giorno sia oggi. Se ce l'avesse, non avrebbe mai detto una cosa così cattiva.
Posso vedere dall'improvviso solco tra le sue sopracciglia che sta cercando qualcosa da dire per chiedere scusa per quello che ha detto. Sono sicura che non intendesse attribuirgli il significato che gli ho dato io, ma questo non mi impedisce di volermi vendicare.
Alzo la mano e sposto i capelli dietro il mio orecchio sinistro, esponendo le mie cicatrici in piena luce mentre lo guardo dritto negli occhi. «Beh papà, i ragazzi non mi prestano più la stessa attenzione di prima. Sai, intendo prima che questo accadesse.» Sventolo una mano davanti alla faccia, ma mi sto già pentendo delle parole appena uscite dalla mia bocca.
Perchè mi abbasso sempre al suo livello? Sono meglio di così.
I suoi occhi cadono sulla mia guancia e poi si rivolgono velocemente verso il tavolo.
Sembra davvero dispiaciuto, e io contemplo l'idea di mettere da parte il rancore ed essere un pochino più carina con lui. Comunque, prima che qualsiasi parola gentile possa lasciare la mia bocca, il ragazzo della cabina dietro quella di mio padre inizia ad alzarsi in piedi e la mia attenzione va a farsi benedire. Cerco di riposizionare i capelli davanti alla faccia prima che possa girarsi, ma è troppo tardi. Mi sta già guardando di nuovo.
Lo stesso sorriso che mi ha rivolto prima è stampato sulla sua faccia, ma questa volta non guardo altrove. Infatti i miei occhi non lo lasciano un momento mentre si dirige verso la nostra cabina. Prima che io possa reagire, scivola sulla sedia accanto a me.
Cazzo. Cosa sta facendo?
«Mi dispiace per il ritardo, tesoro,» dice, circondandomi le spalle con un braccio.
Mi ha appena chiamato tesoro. Questo ragazzo sconosciuto mi ha appena presa tra le braccia e mi ha chiamato tesoro. Che diavolo sta succedendo?
Lancio uno sguardo a mio padre, pensando che c'entri qualcosa in qualche modo, ma sta guardando il ragazzo accanto a me con ancora più confusione di quanta ne stia provando io.
Mi irrigidisco tra le braccia del ragazzo quando sento le sue labbra pressarsi sul lato della mia testa. «Maledetto traffico di Los Angeles» borbotta.
Il Ragazzo Sconosciuto ha appena posato le labbra sui miei capelli.
Cosa.
Sta.
Succedendo.
Il ragazzo si allunga sul tavolo e porge la mano a mio padre. «Sono Ben,» si presenta. «Benton James Kessler. Il ragazzo di sua figlia.»
Il...cosa di sua figlia?
Mio padre restituisce la stretta. Sono abbastanza sicura di avere la bocca spalancata, per cui mi affretto a chiuderla. Non voglio che mio padre sappia che non ho la più pallida idea di chi sia questo ragazzo. E non voglio nemmeno che questo Benton pensi che la mia mascella strusci per terra perchè mi piacciono le sue attenzioni. Lo sto guardando così solo perchè...beh...perchè è chiaramente pazzo.
Lui lascia la mano di mio padre e si appoggia alla parete della cabina. Mi rivolge un veloce occhiolino e si avvicina a me, portando la sua bocca abbastanza vicina al mio orecchio da autorizzarmi a dargli un pugno.
«Reggimi il gioco,» sussurra.
Reggimi il gioco?
Cos'è, il compito a casa del corso di recitazione?
E poi capisco.
Ha sentito tutta la nostra conversazione. Deve star fingendo di essere il mio ragazzo per contraddire mio padre.
Huh. Penso che mi piaccia il mio nuovo finto fidanzato.
Ora che so a che gioco sta giocando con mio padre, gli sorrido affettuosamente. «Non pensavo ce l'avresti fatta.» Mi appoggio a Ben e guardo verso mio padre.
«Tesoro, sai quanto ci tenessi a conoscere tuo padre. Lo vedi così raramente. Nemmeno il traffico di tutto il mondo poteva impedirmi di presentarmi oggi.»
Lancio al mio nuovo finto fidanzato un ghigno soddisfatto per quella risposta sarcastica. Anche Ben deve aver avuto uno stronzo per padre, perchè sembra sapere esattamente cosa dire.
«Oh, mi dispiace,» dice Ben, rivolgendosi di nuovo a mio padre. «Non mi ricordo il suo nome,»
Mio padre sta già guardando Ben con disapprovazione. Dio, lo amo.
«Donovan O'Neil,» risponde mio padre, «Probabilmente hai già sentito il mio nome prima. Ero l'attore di-»
«No,» lo interrompe Ben. «Non mi suona familiare.» Si gira verso di me e mi fa un occhiolino. «Ma Fallon qui mi ha detto molto di lei.» Da un buffetto al mio mento e si gira di nuovo verso mio padre. «E parlando della nostra ragazza, cosa ne pensa del suo trasferimento a New York?» Guarda di nuovo verso di me e rabbrividisce. «Non voglio che la mia farfallina si trasferisca in un'altra città, ma se significa inseguire i suoi sogni, sarò il primo ad assicurarmi che parta.»
Farfallina? E' fortunato ad essere il mio finto fidanzato, perchè sento montare dentro di me la voglia di tirargli un pugno nel suo sorriso finto per questo stupido nomignolo.
Mio padre si schiarisce la gola, chiaramente a disagio con il nostro nuovo ospite. «Mi vengono in mente un paio di sogni che una ragazza di diciotto anni potrebbe inseguire, ma Broadway non è uno di questi. Specialmente con il lavoro che ha già. Broadway è un passo indietro, secondo me.»
Ben si aggiusta sulla sedia. Profuma di buono. Penso. E' passato un bel po' di tempo da quando mi sono seduta così vicina ad un ragazzo, potrebbe avere un odore normalissimo.
«Allora è un bene che abbia diciotto anni,» risponde Ben. «Il parere dei genitori su cosa fare della sua vita non è più così influente a questa età.»
So che sta solamente fingendo, ma nessuno si è mai esposto così per me. I miei polmoni sembrano bloccarsi a metà. Stupidi polmoni.
«Non è un parere quando proviene da un professionista del settore,» dice mio padre. «E' un fatto. Sono in questo business da abbastanza tempo da sapere quando qualcuno dovrebbe lasciar perdere.»
Faccio scattare la testa nella direzione di mio padre nello stesso momento in cui il braccio di Ben si irrigidisce sulle mie spalle.
«Lasciar perdere?» dice Ben. «Ha davvero appena detto -ad alta voce- che sua figlia dovrebbe arrendersi?»
Mio padre alza gli occhi al cielo e incrocia le braccia sul petto mentre guarda dritto verso Ben. Ben rimuove il braccio da sopra le mie spalle e imita la posizione di mio padre, fissandolo di rimando.
Dio, è così imbarazzante. E così magnifico. Non ho mai visto mio padre comportarsi così. Non l'ho mai visto disapprovare qualcuno così velocemente.
«Ascolta, Ben.» Dice il suo nome con una punta di disgusto. «Fallon non ha bisogno di qualcuno che le riempia la testa di cose senza senso solo perchè tu sei esaltato dalla prospettiva di avere una ragazza per scopare nel East-Coast.»
Oh, mio Dio. Mio padre mi ha appena chiamato ragazza per scopare o sbaglio? La mia bocca si spalanca mente continua.

«Mia figlia è intelligente. E' una tosta. Ha accettato il fatto che la carriera per cui si è preparata per tutta la vita è fuori portata ora che...» Muove una mano verso di me. «Ora che...»
Non è in grado di finire la sua stessa frase, e un'espressione di rimorso compare sulla sua faccia. So esattamente cosa era sul punto di dire. Ha detto di tutto tranne questo negli ultimi due anni.
Ero una delle attrici adolescenti dall'ascesa più rapida due anni fa, e nel momento in cui l'incendio ha rovinato la mia immagine, lo studio ha reciso il contratto. Penso che rimpianga di più l'idea di non essere il padre di un'attrice, che quella di aver quasi perso sua figlia in un incendio creato dalla sua sbadataggine.
Da quando il mio contratto è stato reciso, non avevamo mai parlato della possibilità che io potessi recitare ancora. Non abbiamo più parlato in generale da allora. E' passato dall'essere il padre con il quale per un anno e mezzo ho passato l'intero giorno sul set, all'essere il padre che vedo a malapena una volta al mese.
Quindi che io sia maledetta se non finirà la frase che stava per dire. Ho aspettato due anni per sentirgli dire che era a causa del mio aspetto che non avevo più una carriera. Fino ad oggi, è sempre stata una silenziosa ovvietà. Non abbiamo mai parlato del perchè io non reciti più. Abbiamo solo parlato del fatto che io non lo faccio più. E già che ci siamo, sarebbe carino anche sentirgli dire che, quell'incendio, ha anche distrutto il nostro rapporto. Non ha la più pallida idea di come essere un padre per me, ora che non può più essere il mio insegnante di recitazione e il mio manager.
Socchiudo gli occhi mentre lo guardo. «Finisci la frase papà.»
Scuote la testa, cercando di cambiare completamente argomento. Sollevo un sopracciglio, sfidandolo a continuare.
«Vuoi veramente che io lo faccia ora?» Lancia uno sguardo nella direzione di Ben, cercando di usare il mio finto fidanzato come una scusa.
«E' un dato di fatto che io lo voglia.»
Mio padre chiude gli occhi e sospira pesantemente. Quando li apre di nuovo, si sporge in avanti e incrocia le braccia sul tavolo. «Sai che penso che tu sia bellissima, Fallon. Smetti di rigirare le mie parole. E' solo che questo sistema ha degli standard più elevati di quelli di un padre, e tutto quello che noi possiamo fare è accettarlo. Infatti, pensavo che noi l'avessimo accettato.» saetta gli occhi nella direzione di Ben.
Mordo l'interno della mia guancia per frenarmi dal dire qualcosa di cui mi pentirò. Ho sempre saputo la verità. Quando mi sono vista allo specchio per la prima volta in ospedale, ho capito che era tutto finito. Ma sentire mio padre ammettere ad alta voce che anche lui pensa che io debba smettere di inseguire i miei sogni fa più male di quanto avessi pensato.
«Wow,» Ben mormora sottovoce. «Questo è...» Guarda mio padre e scuote la testa con disgusto. «Lei è suo padre
Se non conoscessi la situazione, penserei che la smorfia sulla faccia di Ben sia genuina, e che non stia semplicemente recitando.
«Esattamente. Io sono suo padre. Non sua madre, che le rifila qualsiasi cosa pensi possa far stare bene la sua piccola. New York e Los Angeles sono piene di ragazze che inseguono lo stesso sogno che Fallon ha inseguito per tutta la vita. Ragazze immensamente talentuose. Incredibilmente belle. Fallon sa che io penso che lei abbia più talento di tutte quelle ragazze messe insieme, ma è anche realista. Tutti hanno un sogno, ma sfortunatamente, lei non ha più gli strumenti per raggiungere il suo. Deve accettarlo, prima di sprecare soldi in un trasferimento dall'altra parte del paese che non porterà a niente di buono per la sua carriera.»
Chiudo gli occhi. Chiunque abbia detto che la verità fa male era molto ottimista. La verità è una figlia di puttana atrocemente dolorosa.
«Gesù,» dice Ben. «Lei è incredibile.»
«E tu sei irrealistico,» risponde mio padre.
Apro gli occhi e do una gomitata al braccio di Ben, facendogli sapere che lo voglio fuori dai piedi. Non posso più fare questo.
Ben non si muove. Invece, fa scivolare una mano sotto il tavolo e stringe il mio ginocchio, costringendomi a stare seduta.
La mia gamba si irrigidisce sotto il suo tocco, mentre il mio corpo manda segnali contrastanti al mio cervello. Sono arrabbiata con mio padre al momento. Incredibilmente arrabbiata. Ma allo stesso tempo mi sento confortata da questo completo sconosciuto che mi sta difendendo senza alcuna ragione apparente. Voglio urlare e voglio sorridere e voglio piangere, ma sopra di tutto, voglio semplicemente qualcosa da mangiare. Perchè ora sono veramente affamata e desidero del salmone caldo, dannazione!
Cerco di rilassare la gamba in modo che Ben non capisca quanto tesa sono, ma è il primo ragazzo in un sacco di tempo che mi tocca fisicamente. E' un po' strano, ad essere onesti.
«Mi lasci farle una domanda, Mr. O' Neil,» dice Ben. «Johnny Cash aveva una palatoschisi?»
Mio padre rimane in silenzio. Anche io sono in silenzio, sperando che ci sia davvero un senso alla domanda di Ben. Stava andando così bene prima di iniziare a parlare di cantanti country.
Mio padre guarda Ben come se fosse pazzo. «Cosa diavolo ha a che fare un cantante country con questa conversazione?»
«Tutto.» risponde velocemente Ben. «E no, non ce l'aveva. Eppure, l'attore che lo interpreta in Quando l'amore brucia l'anima aveva una cicatrice molto evidente sulla faccia. Joaquin Phoenix è stato nominato per un Academy Awards per quel ruolo.»
Il mio battito accelera quando capisco cosa sta facendo.
«E cosa mi dice di Idi Amin?» chiede Ben. 

Mio padre alza gli occhi al cielo, annoiato da questa sfilza di domande. «Cos'ha fatto?»
«Non era strabico. Ma comunque, l'attore che lo ha interpretato -Forest Whitaker- lo era. Non è divertente che sia stato anch'egli nominato per un Academy Award? E che l'abbia vinto?.»
Questa è la prima volta che vedo qualcuno rimettere mio padre al suo posto. E anche se questa conversazione mi ha messo a disagio, non lo sono abbastanza per non godermi questo raro e magnifico momento.
«Complimenti,» risponde mio padre a Ben, del tutto indifferente. «Hai elencato due esempi di successo in una lista di milioni di fallimenti.»
Cerco di non prendere le parole di mio padre sul personale, ma è difficile non farlo. So che a questo punto è diventata più una lotta di potere tra loro due, che una battaglia tra lui e me. E' solo davvero triste sapere che preferisca vincere una discussione con un completo sconosciuto, piuttosto che difendere la sua stessa figlia.
«Se sua figlia è così talentuosa come lei afferma, non dovrebbe incoraggiarla a non smettere di inseguire i suoi sogni? Perchè dovrebbe volere che sua figlia veda il mondo nello stesso modo in cui lo vede lei?»
Mio padre si irrigidisce. «E, per la cronaca, come pensa che io veda il mondo, Mr. Kessler?»
Ben si appoggia alla parete della cabina, senza interrompere il contatto visivo con mio padre. «Attraverso la visione ristretta di uno stronzo arrogante.»
Il silenzio che segue è come la calma prima della tempesta. Aspetto che uno dei due tiri il primo pugno, ma invece, mio padre infila la mano nella tasca e tira fuori il portafoglio. Butta delle banconote sul tavolo e poi guarda diretto verso di me.
«Io posso anche essere crudelmente onesto, ma se sono le cazzate che preferisci sentire, allora questo sfigato è perfetto per te.» Scivola fuori dalla cabina. «Scommetto che tua madre lo ama.» borbotta.
Sobbalzo alle sue parole e provo la voglia violenta di scagliarmi contro di lui e insultarlo a mia volta. In modo così epico da ferire il suo orgoglio per giorni. L'unico problema è che non c'è niente che si possa dire ad un uomo per ferirlo, se egli non ha un cuore.
Invece di urlargli qualcosa mentre esce dal locale, rimango seduta in silenzio.
Con il mio finto fidanzato.
Che ha assistito al più umiliante e imbarazzante momento della mia vita.
Appena sento la prima lacrima cominciare a scendere, spingo il braccio di Ben. «Devo andare,» sussurro. «Per favore.»
Scivola fuori dalla cabina, e io tengo la testa bassa mentre mi alzo e lo sorpasso. Non mi azzardo a guardare indietro verso di lui mentre mi dirigo ai bagni nuovamente.Il fatto che abbia sentito il bisogno di fingere di essere il mio ragazzo è già abbastanza imbarazzante. Ma ovviamente dopo dovevo avere la peggior litigata mai avuto con mio padre davanti a lui.
Se fossi stata Ben James Kessler, mi sarei già scaricata per finta da sola.
 



E questo è tutto per la prima parte del romanzo...allora cosa ne pensate?
Il padre di Fallon è davvero insopportabile, diciamocelo u.u
Se la traduzione vi è piaciuta e non volete perdervi altri post sul nuovo libro di Colen Hoover, non dimenticatevi di diventare lettori fissi del blog!
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Hope you enjoy it!


Traduzione a cura di Giulia e Chiara, Cronache di Lettrici Accanite.

4 commenti:

  1. Giulia eccomi qua da voi <3 Che bella questa iniziativa fa salire oltre l'infinito le mie aspettative per questo libro *_* aspettative che vanno già ben oltre le stelle perchè si, insomma, parliamo di Colleen Hoover <3 Leggere in lingua mi rallenta tantissimo quindi wow grazie a voi ho dato una bellissima sbirciatina a questo libro, non vedo l'ora che pubblichiate il secondo post <3 Un super mega abbraccione a tutte :*

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    1. Ahhhh Chiaraaaa avevo letto solo il "pubblicato da" e non avevo visto che la traduzione è di tutte e due Giulia e Chiara, scusaaaa! Complimentissimi ad entrambe, siete bravissime <3

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    2. Ely!
      Lo sai che noi siamo sempre pronte a venerare la Hoover in qualsiasi situazione, per cui non poteva che essere così anche questa volta! Resta sintonizzata, perchè nei prossimi giorni avremo due post di cui andiamo tremendamente fiere!
      Ricambio l'abbraccio, un bacione,

      Giulia

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    3. Elyyyy, ma di cosa ti scusi?! Tranquilla! A me fa superpiacere che questo post ti sia piaciuto così tanto! Lo sai, amiamo la Hoover e non ci facciamo mai sfuggire tutto ciò che la riguarda:3
      Un abbraccio grande grande! <3

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