giovedì 1 dicembre 2016

Segnalazione + Estratti: Everlasting - Anita Book

Dall'autrice di Suzie Moore e il nuovo viaggio al centro della terra, la nuova saga fantasy firmata Anita Book arriva negli store online.
Tra segreti, creature magiche e pericoli la realtà di Henrik è messa duramente alla prova. Riuscirà il ragazzo a sconfiggere il misterioso nemico che minaccia la serenità di Everlasting o verrà schiacciato e sconfitto dall'oscurità di questo mondo?

7 DICEMBRE







Titolo: Everlasting
Autrice: Anita Book
Casa editrice: Golem Edizioni
Collana: Dogma
Pagine: 272
Prezzo cartaceo: 14,90 euro 
Data d'uscita: 7 Dicembre 2016




La vita di Henrik Pedersen non è più la stessa da quando suo padre è morto. A Trondheim, la placida cittadina norvegese in cui vive, niente è come sembra. Proprio nel folto del boschetto che si affaccia ai margini della sua casa si cela un segreto. Una presenza misteriosa, selvaggia, che Henrik incontrerà in una delle notti più critiche e disperate e che metterà a dura prova la salute di sua madre. Una creatura, che sembrerà avere sembianze umane fuse a tratti ibridi animaleschi, comincerà ad aiutarlo dandogli strane misture che si riveleranno prodigiose per la guarigione della donna. Fino a quando, durante le festose celebrazioni dell'Oret Festival, non tornerà per riscuotere il suo debito: Henrik dovrà seguirla nel suo mondo, a Everlasting, o sua madre morirà. Ma chi è davvero questa creatura? E perchè ha scelto lui? Per rispondere a queste domande, Henrik dovrà affrontare un destino avverso, di luci e tenebre insieme, e sopravvivere ad un oscuro nemico che minaccia di ritornare. Sarà disposto a pagare il prezzo del suo sacrificio?


 Sacrifice. That’s what we do for the people that we love.

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Misi a sgocciolare l'ultimo piatto sulla griglia metallica e mi preparai un pentolino di latte e miele. Quando fu pronto lo sorseggiai nella solitudine della cucina, assorto nei miei pensieri ed esausto per via dell'intensa giornata. Per fortuna ci eravamo rilassati a cena, con le scorte di formaggio di Thomas e la crostata che Marzia aveva tanto insistito che portassi a casa.
A Emilie era piaciuta un sacco e aveva ripulito il suo piatto fino all'ultima briciola.
Lasciai la stanza e mi diressi in camera sua. La porta era socchiusa. Bussai e poi infilai la testa nella piccola apertura.
«Può l'umile cavaliere dare la buonanotte alla sua principessa?»
Sollevò lo sguardo dal grosso volume che reggeva tra le mani e sorrise. «Ma certo mio prode» rispose nel tono di una vera principessa.
Mi sedetti sul letto, al suo fianco, e le diedi un bacio. «Come va, marmottina? Sei ancora arrabbiata con me o sono stato perdonato?»
Chiuse il libro e scosse il capo. «Mi dispiace, ma devi essere ancora perdonato.»
«Oh, be', allora in questo caso mi converrà rimediare alla svelta.»
Alzò la testa fino a incontrare il mio sguardo, nei suoi occhi uno sfolgorio speranzoso.
«Potresti leggermi una di queste storie.» Mi porse il libro che maneggiai con cautela leggendo il titolo stampato in inchiostro dorato sulla copertina. «Ti prego!»
«Favole e leggende oscure.» Aggrottai la fronte. «Chi te lo ha dato?»
«Olga» mi rispose, come se non ci fosse nulla di sbagliato in tutto ciò.
La cosa mi sorprese non poco, «Queste sono storie per grandi, dovresti restituirlo e dire a Olga che non hai bisogno dei suoi regali.»
I suoi occhi si fecero umidi, «Ma Henrik...»
«Niente 'ma', sorellina.»
Il mondo di Everlasting

Era sul punto di scoppiare in un pianto a dirotto.
«Per favore, una soltanto» protestò debolmente. «Poi glielo restituirò, te lo prometto.»
Era sbagliato riempirle la testa con tutte quelle sciocchezze sul mondo della maglia e delle fate, e per di più ero anche arrabbiato con Olga che si era permessa di regalarle qualcosa senza neppure interpellarmi, ma sarebbe stato ancora più crudele se le avessi negato anche quella felicità. Allora sì che avrei perso per sempre la sua fiducia.
Sospirai. «Va bene, vediamo....» La sentii tirare su col naso e lanciare un urletto di gioia. Sfoglia le pagine piene di illustrazioni in bianco e nero «La Dama Bianca?» proposi.
Strinse la bambola di pezza che le faceva compagnia ogni notte e annuì.
Iniziai a leggere dando enfasi alle scene d'azione e modulando la voce in base alla personalità dei personaggi, e con la coda dell'occhio vidi lo sguardo di Emilie passare dalla paura all'incredulità e per finire all'incanto.
Dovevo ammettere che quella della Dama Bianca era davvero una storia avvincente.
«Perchè non possiamo ricevere anche noi l'aiuto della Dama?» chiese quando ebbi finito e riposto il libro sul comodino. «Magari sa come guarire la mamma e potrebbe essere tanto buona da far tornare il nostro papà.»
Mi sfregai il volto stanco. Ecco cosa mettevano in testa quelle fandonie. Mi sforzai di utilizzare un tono dolce e comprensivo. «Sarebbe bello, ma credo che la Dama aiuti solo i personaggi delle fiabe. E noi...be', non ne facciamo parte. Apparteniamo al mondo reale.»
Tutta la tristezza della Terra si condensò nei suoi occhi.
«Però può succedere, vero? Che la mamma guarisca.»
«Ma certo, piccola. Certo che può succedere.» La strinsi contro il petto e le diedi un altro bacio sulla fronte. «Ora però non pensiamoci, d'accordo?»
Presi a carezzarle la testa cantandole una ninna nanna a fior di labbra, quella che ci cantava sempre la mamma prima di andare a dormire e che io avevo imparato a memoria.
Il suo respiro si fece calmo, serafico, e dopo pochi istanti si addomentò. Restai a guardarla provando a immaginare quali sogni popolassero la sua mente. Mi domandai come sarebbe stata la nostra vita tra dieci, quindici, vent'anni, ma ciò che vedevo era un domani incerto, labile e offuscato da mille ombre. Forse Thomas aveva ragione, non avrei mai potuto farcela da solo. Avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse prima di far precipitare la situazione irrimediabilmente.
Feci per alzarmi quando la sua vocina richiamò la mia attenzione.
«Non andare via, papà...» farfugliò raggomitolandosi.
«No» mormorai, pur sapendo che non mi avrebbe sentito, «non vado da nessuna parte».
Spensi la luce e uscii.

Passai un paio d'ore a rigirarmi nel letto e dopo l'ennesimo tentativo andato a
Evento di presentazione del libro
vuoto infilai le scarpe e giubbotto deciso a trovare pace fuori.
La pioggia era cessata e tirava una brezza tiepida che profumava di muschio e aghi di pino. Imboccai il sentiero che conduceva al boschetto sul limitare della casa, una vasta zona verde fitta di olmi e betulle, cespugli e succose more e lamponi e rientranze terrose che fungevano da tana per volpi, lupi e lemming.
La notte regnava con la sua oscurità, e la pallida luna vigilava dall'alto rischiarando i rami e le fronde degli alberi. Gli stivai affondavano nel terreno lasciando grosse orme e più mi addentravo, più i miei battiti si facevano regolare. Quel posto mi trasmetteva pace e un senso di quiete capaci di farmi dimenticare qualsiasi affanno; ci portavo spesso anche Emilie, e insieme ci divertivamo a raccogliere frutti di bosco e le foglie più strane, nonché a sorprendere qualche volpe intenta a cacciare per i suoi piccoli o ad abbeverarsi.
Era un pezzo di paradiso in terra, ma soprattutto un rifugio per quelle volte che avvertivo la necessità di appartarmi e meditare.
Mi fermai ai piedi di una quercia dalle radici nodose e mi sedetti.
Percepii l'umidità della corteccia e la ruvidezza del legno che premeva sotto le mie cosce e mi beai delle sensazioni che mi suscitarono: rilassatezza e appagamento.
Chiusi gli occhi reclinando appena la testa e respirai a pieni polmoni quell'aria notturna pregna di odori selvatici. Ogni tanto captavo un leggero scalpiccio o ululato sommesso, ma non avevo paura. Al contrario, quei suoni mi rassicuravano e mi facevano sentire parte di un mondo che riusciva a capirmi e a darmi il conforto che desideravo.
Fino a quando, però, non avvertii qualcosa di diverso, di mai udito.
Hwnrik, Henrik...
Sbarrai gli occhi.
Qualcuno stava chiamando il mio nome. Non era una voce, piuttosto un'eco lontano, attutito dal sibilo del vento e dal frusciare delle fronde.
Henrik, Henrik ripeteva, come una nenia o un canto antico perso nei secoli.
Scattai in piedi. Il bosco si era zittito di colpo e aveva assunto un aspetto sinistro, grottesco, con le radici che spuntavano dal terreno come tentacoli di creature mostruose sul punto di aggrovigliarsi intorno al mio copro e soffocarmi in un abbraccio mortale.
Brancolai nel buio, guardandomi da una parte all'altra.
La ragione mi suggeriva di riprendere la strada di casa, ma l'istinto si opponeva incitandomi a restare. Deglutii, mentre il sudore mi appiccicava i capelli al viso.
Henrik, Henrik...
Uno scricchiolio. Mi voltai.
«Oh porca...»
Un enorme lupo bianco mi scrutava con occhi freddi più del ghiaccio. Dalle narici dilatate spiraleggiavano nuvole di fiato, le fauci gocciolanti ritratte sulle zanne acuminate.
Indietreggiai rischiando di cadere su un masso ricoperto di muschio, imponente.
Nonostante il fascino di quella creatura, ero pietrificato dal terrore che volesse uccidermi i ferirmi quel tanto da lasciarmi in uno stato di straziante agonia. E nessuno sarebbe corso a salvarmi.
L'animale rizzò il pelo e fece scattare la mandibola facendomi sussultare. Mi aggrappai ad un ramo che pendeva dietro di me graffiandomi il palmo della mano. Sentii il sangue sgorgare e colarmi lungo il braccio.
Gli occhi algidi e penetranti dell'animale furono attraversati da un inquietante luccichio ed ebbi l'impressione di aver ricevuto un avvertimento, di essere stato messo in guardia da qualcosa che si nascondeva proprio lì, in mezzo agli alberi.

Non me lo feci ripetere due volte. Rinunciai al momento di solitudine e fuggii verso casa, ignorando quella voce che continuava a invocare il mio nome chiedendomi di tornare.

You always have a choice. You can either roll over and die, or you can keep fighting, no matter what.

Indietreggiai e le scarpe slittarono sul terreno ricoperto di foglie umide. Fortunatamente riuscii a non cadere.
A prima occhiata, la figura sembrava umana, eppure c'era qualcosa che indicava tutto il contrario.
Lunghi capelli bianco-argentei le sfioravano le caviglie magre: un viso affilato e al contempo morbido sbucava da essi, con due occhi dal taglio orientale pitturati con strani ornamenti di colore scuro. Il corpo tutto curve era fasciato da una tuta attillata, mettendo in evidenza la profonda scollatura sul décoletté e i fianchi sinuosi.
Era una femmina e, benché fosse comparsa dal nulla, probabilmente inviata da un pianeta X per uccidermi, non sembrava pericolosa.
Un altro particolare catturò la mia attenzione.
Al collo era appeso un insolito collare alla cui estremità brillava una pietra scarlatta molto simile al rubino o al diaspro. Doveva valere un sacco di soldi a giudicare dall'aspetto, ma non fu questo a colpirmi, quanto piuttosto la sensazione che ne derivava contemplandolo, come se custodisse una vita propria e effondesse una specie di malia.
Mi stropicciai gli occhi addossando la colpa alla stanchezza, convinto che una volta riaperti non ci sarebbe stata nessuna figura. Ma, ovviamente, non fu così.
Lei era lì dove l'avevo lasciata e irradiava una luce intensa. La fonte era costituita da una seconda pietra, posta sulla punta di un bastone ritorto, rivestito da lamine d'argento, stretto nella sua mano destra con fierezza ed estrema austerità. Sembrava quello usato da Saruman ne Il Signore degli Anelli.
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Il paragone avrebbe anche potuto strapparmi un sorriso se non fosse che la situazione si stava rivelando surreale quasi quanto quella immaginata da Tolkien.
Mantenere la calma non era affatto facile, specialmente dopo che ebbi gettato un'occhiata alla parte inferiore del suo corpo. Mi si gelò il sangue nelle ossa.
I piedi erano palmati, come quelli ci una rana o un'anatra, e avevano due dita soltanto in mezzo alle quali si trovava una strana membrana cartilaginosa. E c'era dell'altro. Sul collo di ciascun piede crescevano radi ciuffi di pelo. Non riuscivo a non fissarli.
Provai a mandare giù il nodo che avevo in gola, ma la bocca era completamente asciutta.
Il prezzo forte, per, erano le orecchie. Non proprio orecchie, più che altro delle appendici che si allungavano ai lati del viso e terminavano con una serie di piccoli sonagli.
Non avevo mai visto nulla del genere, se non nei giornalini di fantascienza che compravo quando avevo dieci anni o nei documentari che passavano in TV e che allarmavano la gente sulla probabile esistenza di esseri venuti dallo spazio. Teoria ammissibile, ma la tipa che mi fissava con uno sguardo imperscrutabile pareva piuttosto un esperimento da laboratorio.
Sudavo freddo e non avevo la più pallida idea di cosa fosse.







It's only a game. 
Isn't it?




Anita Book è una bookblogger/booktuber di ventotto anni. Il suo blog, LOra del Libro, racconta di lettura ai piccoli e grandi lettori innamorati. Adora le cupcakes e l'inglese; è segretamente innamorata di Stephen King e la sua musa ispiratrice è J.K.Rowling. Crede nell'esistenza di draghi, fate, sirene e altre creature fantastiche e ha un debole per le velette e l'oggettistica fandom. Suzie Moore e il nuovo viaggio al centro della terra è il suo romanzo d'esordio, pubblicato da Dunwich Edizioni nel 2015. Ad oggi scrive articoli come giornalista freelance per la rivista letteraria Leggere: Tutti. Everlasting. Il Nuovo mondo è il primo capitolo della sua nuova saga fantasy.
Potete trovarla su Facebook, YouTube e sul suo Blog


7 DICEMBRE 


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